Italia, Gattuso: “Sogno che si avvera. Giovani da mettere in condizione di esprimersi”
È stato presentato in conferenza stampa il nuovo commissario tecnico dell’Italia Gennaro Gattuso. Nazionale che è pronta a ripartire sotto gli ordini dell’ex allenatore del Palermo, dopo la pessima parentesi Spalletti. Ecco le sue parole, riprese da Sky Sport.
Le parole del nuovo ct dell’Italia Gattuso
Sul suo nuovo impiego: “Allenare l’Italia è un sogno che si avvera, spero di essere all’altezza, so che il compito non è facile ma nella vita di facile non c’è nulla. Non ho esitato un attimo. C’è da lavorare ma sappiamo di poter fare un grande lavoro. Sento dire da anni che non c’è talento e non abbiamo giocatori: io credo ci siano, dobbiamo solo metterli nelle condizioni di esprimersi, con l’obiettivo di riportare l’Italia al Mondiale perché per il nostro calcio è fondamentale, abbiamo una squadra forte. La Nazionale ha bisogno di entusiasmo, dobbiamo ricreare una famiglia”.
Su un’identità italiana perduta: “Quest’anno nel campionato italiano hanno giocato il 68% di stranieri e il 32% di italiani e questo dato ci deve fare riflettere. Dobbiamo dare la possibilità ai nostri giovani di crescere, il cambiamento è questo. Ritroviamo entusiasmo, la parola paura non deve esistere. La mancanza di identità è un problema di generazione, non solo del nostro calcio: diciamo che i giovani sono cambiati, ma dobbiamo essere noi bravi a cambiare e trovare una via di mezzo per interagire con loro in maniera corretta e per farli esprimere al massimo”.
Tra i rifiuti alla Nazionale e al nuovo Gattuso
Sul Gattuso ct: “Tutti pensano al me che corre, con grinta… Io penso che le squadre che ho allenato hanno espresso un buon calcio. Oggi uno come me nella mia squadra, col casino che faceva, non lo metterei in campo. Bisogna entrare nella testa dei giocatori, non tutti sono uguali. Oggi il calciatore è diverso, è molto più professionista: fanno solo più fatica a fare gruppo, non solo in Nazionale”.
Sui suoi risultati precedenti: “Col Napoli e il Milan non sono andato in Champions per un punto, all’Hajduk che non vinceva da 19 anni mi sono giocato il campionato all’ultima giornata con una squadra imbottita di giovani. Dipende come vengono scritte le cose. Solo una squadra vince, poi devi vedere come hai lavorato, come hai fatto crescere la squadra. Questo è un lavoro diverso”.
Sui rifiuti alla Nazionale di alcuni giocatori: “Bisogna vedere e capire perché è un giocatore rifiuta la nazionale. I club ci devono dare una mano se un giocatore ha un problemino. Abbiamo fisioterapisti, dottori, attrezzi, macchine… Chi è convocato in nazionale sta a Coverciano come si faceva ai tempi di quando giocavo io. La cosa più importante è riuscire a stare più giorni possibile insieme. Se avessi dovuto ascoltare il mio fisico avrei giocato 50 partite in meno”.
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