Palermo – Non ci resta che piangere… e difendere il sesto posto
Che tristezza. Avevamo sperato in un finale di stagione convincente ed entusiasmante. E invece niente, si torna con i piedi per terra e si riassapora tutta l’inaffidabilità di una stagione da dimenticare prima possibile. Solo gli inguaribili ottimisti possono ancora credere che questa squadra, capace di regalare la partita pure ad un Sudtirol tranquillo e senza assilli, possa davvero competere per obiettivi importanti. Però ci sono ancora tre gare da disputare e non si può ammainare bandiera e andare in vacanza. Verrebbe la tentazione di farlo dopo l’ennesima cocente delusione, perché la batosta con gli altoatesini è di quelle pesanti e che può lasciare il segno fin dalla gara di oggi a Cesena, autentico scontro diretto per il sesto posto.
Perché ormai è questo l’unico mediocre traguardo di una squadra costruita e potenziata per ben altri traguardi e non certo per eguagliare la sesta piazza già conquistata la scorsa stagione dopo la deludente stagione con Corini (e poi Mignani) in panchina. Una stagione definita dagli stessi vertici societari deludente e che doveva essere assolutamente migliorata quest’anno. Ma non è stato così e adeso il meglio che si possa fare è riconquistare il sesto posto. Dando per scontato che tutto ciò sarà argomento di approfondita analisi a fine stagione (e speriamo con una corposa pulizia generale), oggi c’è da onorare il finale di stagione cercando di ottenere il massimo possibile ancora nelle corde di questa squadra.
Il quinto posto è bello che andato perché recuperare 5 punti in tre partite è operazione al limite dell’assurdo ed il Palermo se lo è giocato proprio contro il Sudtirol, in casa e con l’entusiasmo in corpo dopo la vittoria di Catanzaro. Era davvero difficile immaginarlo. Ora non resta che leccarsi le ferite e difendere la sesta piazza che almeno consente la gara secca del primo turno playoff in casa. L’occasione per dare un pizzico di speranza (o illusione?) al commovente pubblico rosanero che dopo Catanzaro aveva ripreso a crederci. Ribadiamo, che tristezza.
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