La vita dei calciatori non sempre è una bolla dorata, vissuta fra lusso e ricchezze. Ne sa qualcosa Andres Iniesta, che ha raccontato la sua esperienza con la depressione in una puntata del podcast “The wild project”. Il leggendario centrocampista spagnolo, campione di tutto con il Barcellona e con la nazionale spagnola, da quattro anni gioca in Giappone con il Vissel Kobe.

La morte di un amico e gli infortuni

Iniesta ha raccontato il suo periodo buio, iniziato nel 2009, dopo essere diventato Campione d’Europa con il Barcellona. Nell’estate di quell’anno morì il suo carissimo amico Dani Jarque, calciatore catalano e capitano dell’Espanyol, colpito da un attacco cardiaco mentre era in ritiro con la sua squadra a Coverciano. “E’ stato come essere colpito da un pugno fortissimo”, ha raccontato Iniesta, “che mi ha mandato al tappeto, mi sono sentito sprofondare. Il momento migliore della giornata era quando prendevo le pillole e andavo a letto. Avevo perso la voglia di vivere. Abbracciavo mia moglie, ma era come abbracciare un cuscino: non provavo niente”.

La sfida contro la malattia non gli ha impedito, tuttavia di essere decisivo nella finale della Coppa del Mondo 2010, quando ha realizzato contro l’Olanda la rete che ha regalato alla sua nazionale la prima affermazione nel massimo torneo mondiale, ovviamente con dedica all’amico scomparso. In quel periodo il giocatore fu anche tartassato dagli infortuni, ma poco a poco è riuscito a sconfiggere il male di vivere che lo attanagliava. “È trascorso un decennio da quando sono entrato nel tunnel depressivo”, ha riferito il calciatore catalano, “ma continuo ad andare in terapia perché ho bisogno di controllarmi. Sono felice quando i professionisti parlano di malattie mentali e depressione. Col tempo, la vita ti insegna che possono colpire chiunque”.

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