Palermo

Palermo – Silvio ha un angelo

Baldini ha riportato in Serie B il Palermo e adesso svela la sua identità estrema

L’avevano dato per disperso. Poi per impazzito. I colleghi lo considerano un fenomeno. Ecco il ritratto definitivo di un allenatore realmente unico.
«Valentina , mia figlia , è la mia forza. Non posso perdere se penso a lei».  
«Sento le cose sempre prima che accadano. Anche la promozione».  
«Avrei dovuto fare il minatore come mio padre. Ma il destino era già segnato».  
«Imperdonabile  il sì a Zamparini per soldi. Sono tornato per il Palermo in A».
54 Le gare alla guida del Palermo

722 Le panchine Tra A, B e C in carriera

Questo il titolo del Corriere dello Sport, oggi in edicola che dedica due pagine intere a Silvio Baldini.

L’articolo, davvero interessante,  di Giancarlo Dotto è un ritratto a tutto tondo del tecnico rosanero che spazia fra la giovane età del mister e del suo destino in miniera fino ai giorni nostri, ai colloqui con la nuova proprietà. Ne esce fuori un personaggio mai consueto, mai banale. Forse a tratti sopra le righe ma sempre autentico e genuino. Uno che in un certo calcio ci sta scomodo, non gli appartiene e per queto aveva deciso di staccare la spina per 6 anni, un periodo che lui definisce della rinascita.

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Le cattiverie sul suo conto: lo davano per impazzito, uno che faceva discorsi strani. Ma da altri è riconosciuto come un grande, dal suo amico Conte ma anche Lippi, Spalletti e Mancini, De Zerbi. Lele Adani, suo ex calciatore al Brescia, ne parla come un messia e lo segue qualche volta anche su in montagna. Rientrare nel calcio ad una condizione: allenare la Carrarese senza prendere un soldo. Il calcio in culo a Di Carlo e l’amore per la moglie. Il racconto della malattia della figlia disabile, Valentina, il suo angelo: “Doveva campare 6 mesi Valentina, oggi ha 35 anni. Disabile al cento per cento. Non parla. Non può stare in piedi… se penso a Valentina non posso mai perdere. Come faccio a perdere? Sono imbattibile. Gli mangio il cuore al nemico”.

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I suoi rapporti con Zamparini, le liti, la reazione e l’esonero. L’amarezza e la voglia di rivalsa. Ma sentiva che sarebbe accaduto qualcosa, che non poteva finire li. Lo sapeva quando, da disoccupato, saliva a Santa Rosalia: “Negli anni in cui non allenavo e passavo l’inverno in Sicilia mi fermavo spesso al santuario di Santa Rosalia. Sentivo una voce che mi parlava: Tornerai a Palermo… “.

Questo e molto altro in un articolo da non perdere, oggi sul Corriere dello Sport

 

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