Palermo

Silvio Baldini allena il Palermo ormai da quasi due mesi, nonostante abbia potuto esordire in campionato appena un paio di settimane addietro. Il focolaio da COVID-19 scoppiato in casa rosanero non ha aiutato il mister di Massa Carrara ad ambientarsi perfettamente, né gli ha consentito di insegnare immediatamente i dettami tattici della sua filosofia di gioco. Eppure, già nel match di esordio contro il Catanzaro, qualcosa di diverso dal passato si è intravisto. La cosa che balzò subito all’occhio fu indubbiamente il modulo, con il 4-2-3-1 che è un vero e proprio marchio di fabbrica di Baldini. Ma anche la capacità di coprire il campo era nettamente migliorata, rischiando davvero poco contro una delle corazzate di questo campionato. La proposta offensiva non sembrava aver subito grosse modifiche, con la ricerca sistematica della prima punta tramite lanci lunghi e verticalizzazioni. In generale, comunque, il tocco di Baldini era già nell’aria.

DUE PROVE CONVINCENTI, POI IN TILT: COSA SUCCEDE AL PALERMO DI BALDINI?

Nella sfida contro il Monterosi, quello che prima era assumibile come un “antipasto”, ha avuto modo di esprimersi in maniera più evidenti. La ricerca continua degli esterni e la facilità di attaccare l’area con diversi uomini ha mostrato un Palermo arrembante, capace di dominare il gioco su tutti i fronti. Non a caso il match contro il club laziale avrebbe potuto vedere un punteggio più largo a favore dei rosanero. Sembrava l’inizio di un nuovo corso per i siciliani: maggiore solidità difensiva con i 4 dietro e una convincente propensione in avanti, contemporaneamente. Lo stesso canovaccio sembrava riproporsi con il Messina, e il 2-0 all’intervallo sembrava una conferma. Immediatamente dopo, però, il black-out: dalla prima rete subita dal nuovo Palermo targato Baldini, sono ritornati i fantasmi del passato.

UN TEMPO E MEZZO DI SCORAMENTO E SCOLLAMENTO

In tutta la seconda metà di gara contro i peloritani, il Palermo ha cercato di ripresentarsi più volte davanti alla porta difesa di Lewandowski, ma essenzialmente senza comprendere come. La vicinanza tra i reparti e la copertura ottimale del campo che avevano fatto ben sperare con Catanzaro e Monterosi si sono annullati di fronte alla frenesia di dover dimostrare di essere più forti, di dover per forza segnare immediatamente, a costo di abbandonare la riflessione sul come. E questo stesso concetto si è riproposto contro il Campobasso: il primo gol di Brunori aveva dato la sensazione che i fantasmi fossero stati scacciati, senza pensare che il risultato fosse da mantenere. E infatti un minuto dopo è giunto il pareggio dei molisani. Si è rischiato persino di perderla, proprio per l’idea malsana che lanciare la palla verso la porta magicamente innalzasse le possibilità di farla entrare.

Insomma: nell’arco di quattro partite il Palermo di Baldini sembra aver perso lo smalto e l’entusiasmo iniziale, ed è bastato un semplice gol subito per far vacillare l’autostima di una squadra che non merita certamente, sulla carta, la posizione che occupa. Gli uomini ci sono e l’allenatore anche, ma forse è la fiducia di continuare a credere nelle proprie idee che manca. E di questo se ne dovrà occupare lo stesso mister ex Carrarese, anche coadiuvato dal mental coach ingaggiato proprio per aiutare a risolvere questo genere di situazioni. Se i rosanero vogliono ambire al secondo posto, necessitano di ritornare il Palermo di Baldini. Anche se è durato appena due partite e mezzo.

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