Ce ne sono stati segnali positivi in Palermo-Foggia. I soliti, quando i rosanero giocano in casa. Il canovaccio della gara è stato chiaro fin dall’inizio: Filippi ha giocato sui difetti del calcio “zemaniano”, bello perchè moderno e unico, ma a volte poco efficace. Ed ecco che abbiamo assistito ad una squadra, quella siciliana, che per la prima volta la partita non l’ha fatta, ma l’ha lasciata fare; e che poi ha punto, quando era il momento giusto.

A Filippi i giusti meriti

Il classico primo tempo in cui una squadra gioca e l’altra segna, in cui il tatticismo e l’ordine, hanno vinto sul palleggio. E a Filippi vanno dati i giusti meriti per aver preparato la partita in questo modo. Poi non ci sono dubbi, sul fatto che il “Renzo Barbera”, abbia dato la solita tenacia e aggressività in più. Quella determinazione che spesso non si vede lontano dalle mura amiche. Come spesso è capitato, il Palermo è partito col botto segnando già al 4′ minuto com Floriano, servito benissimo da Brunori che aveva sfruttato un errore in fase di impostazione dell’avversario.

In barba alle assenze, rosa iniziano col botto

Dopo 21′, i rosanero erano già avanti per 2 reti a 0, dopo il raddoppio trovato da Brunori, imbeccato da De Rose che aveva recuperato un prezioso pallone a centrocampo. Il Foggia ha giocato, ha fatto la partita, ma Pelagotti è stato poco impegnato e l’unica occasione vera del primo tempo è arrivata con il tiro di Curcio che ha sfruttato una leggerissima disattenzione di De Rose in fase di costruzione. I rosanero, lo ricordiamo, giocavano senza Silipo, Almici e Valente; tre uomini non proprio ininfluenti nello scacchiere tattico-tecnico di Filippi. Finalmente, segnali incoraggianti anche da Fella, la cui ultima buona prestazione era stata quella in coppa Italia contro il Monopoli.

Brunori da impazzire

Uno Zeman pensieroso cerca di cambiare la partita facendo entrare Rizzo Pinna, ma l’ex Palermo non da la scossa necessaria e i rosanero, composti, ordinati, si sono difesi come dovevano e hanno continuato a far male in ripartenza. Brunori, quest’oggi da favola (anche se è doveroso dire che il suo questo attaccante lo ha sempre fatto), ha rischiato di scrivere una gol da cineteca al 50′: tiro da centrocampo e pallone che è finito alto di pochissimo. L’ex Virtus Entella ha giocato la sua migliore gara in campionato, praticamente un tuttofare, un’ira di Dio; uomo in ogni ruolo. La sua uscita dal campo è stata giustamente segnata da una grande ovazione al 70′; al suo posto è entrato Soleri.

Vittoria e prestazione

Filippi ha tolto dal campo anche Floriano per Dall’Oglio per dare freschezza negli ultimi 30 metri, forse nel tentativo di chiudere definitivamente la partita e anche per gestire al meglio le forze. Non cambierà nulla, nel risultato. Un Palermo così potrebbe pure puntare ad un posto stabile tra le prime 4 (e forse anche qualcosa di più). Ma un Palermo così, purtroppo, si vede solo in casa. L’unico aspetto negativo del match, volendo essere molto puntigliosi, è stata la poca lucidità sotto porta in alcune circostanze, quando il match poteva essere chiuso virtualmente. Cosa che poi è avvenuta con il rigore trasfromato da Soleri. Contavano i 3 punti prima e la prestazione poi; sono arrivate tutte e due le cose.

E’ la vittoria della svolta?

Filippi salda la sua panchina e adesso spera nella continuità. Il 4° posto, con cui il Palermo tornerà a casa questa sera, non deve esaltare, ma far capire che questa squadra può starci li e anche più su. Certo era la partita forse adatta per i rosanero, preparata anche banalmente, se vogliamo, sui contropiedi, ma non era scontato battere questo Foggia e batterlo con questa maturità. E sopratutto, bisogna riconoscerlo, rischiando pochissimo. Zeman è stato il solito: sbilanciato, voltato all’attacco. E il “tenero” Filippi ne ha approfittato. Che questa vittoria possa essere la svolta? Intanto è arrivato un risultato rotondo, contro una diretta concorrente. Tempo al tempo, questa squadra scarsa non è, e lo diciamo da tempo. Bisogna cambiare pelle, in trasferta. Poi, forse, si potrà sognare.

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