Mark Bresciano è stato un simbolo dei colori rosanero: 52 gol in Italia, da mezz’ala, 11 anni nella penisola, e quelli con la maglia del Palermo sono rimasti impressi. Così come la sua indimenticata esultanza.

Il giocatore si è raccontato in un’intervista rilasciata alla redazione di Grandhotelcalciomercato.com, che parte proprio da quella curiosità, il suo tratto caratteristico, l’esultanza e la motivazione che vi sta dietro:

Me l’hanno chiesto in tanti, non l’ho mai raccontata. A dirla tutta, non ricordo nemmeno la partita e i personaggi coinvolti. Ma la motivazione sì”.

Ero arrabbiato con un allenatore, ma non so quale. Non avevo accettato la panchina, lui poi mi aveva fatto entrare e avevo segnato il gol decisivo. Quel gesto era rivolto a lui, come a dirgli: Ma come fai a lasciarmi in panchina?”

Probabilmente l’episodio avvenne durante un Empoli-Parma del 2006, quando Bresciano segno il 2-1 decisivo per gli emiliani, in panchina c’era Beretta. Da lì la nascita di un’esultanza riproposta anche in nazionale e che tutti ormai riconoscono.

Poi Bresciano parla dei club in cui è stato: Forse in Toscana mi sono divertito di più, perché eravamo una squadra più giovane e ambiziosa”. Ribadendo come la prima esperienza non viene mai dimenticata.

Continua poi: “Ma in generale, tutti i club mi hanno dato molto: a Parma ho vissuto quattro anni bellissimi, a Palermo ho legato molto con il pubblico e la società. E poi sono andato anche nella Capitale: il mio dispiacere è quello di esserci stato solo un anno, perché il club stava crescendo molto. Non posso che parlarne bene”

Una Champions sfumata: “Sì, è vero. Quando ero a Parma e Palermo, mi avevano cercato l’Inter e la Juventus”.

Ma il grande rammarico è un altro: “La Premier. Mi aveva cercato il West Ham, ma soprattutto sono stato vicinissimo al Manchester City”. Era l’estate del 2007 quando dopo un’esaltante stagione al Palermo, Bresciano ricevette un’importante offerta dai Citizens.

Racconta così quel momento: “La mia testa era già lì: stavo cominciando a cercare casa, avevo dato l’ok su tutto e sapevo che anche le società erano molto vicine. Poi però all’ultimo Zamparini aveva deciso di non farmi partire. Per me è stata una delusione enorme, penso sia stato il momento più brutto della mia carriera”.

Il presente di Bresciano: “Di base sono un costruttore qui a Melbourne: edifico e poi rivendo o affitto. E poi mi sono specializzato nel settore della cannabis”.

Su questo aggiunge: “Bisogna uscire dalla questione culturale: so che in Europa il dibattito è molto acceso, lo è stato anche qui in Australia. Fino a tre anni fa, era vietata la coltivazione. Non so quanto tempo ci vorrà ancora, ma prima o poi si capirà davvero l’importanza in campo medico.

Su un futuro nel calcio: “Non ho mai voluto fare l’allenatore, ho sempre escluso l’ipotesi anche quando giocavo. Ma le partite continuo a vederle. Adesso sono nel board della Federazione australiana: siamo in sette, ci occupiamo della parte finanziaria del campionato, delle strutture, di come far crescere il settore giovanile.

In Australia il calcio femminile è in grande espansione ed è ad alti livelli, quello maschile un po’ meno, anche perché non è lo sport principale.  Il sogno di un giocatore australiano non è quello di restare qui”.

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