Nazionale 2005 Palermo

Facciamo un piccolo esperimento. Immaginiamoci attorno ad un tavolo, con qualche caro (opportunamente distanziato) e qualche birra (o analcolico, se preferite) e iniziamo a ricordare i momenti più belli della Nazionale italiana. Parte il primo con un classico, ad esempio la tripletta di Paolo Rossi contro il Brasile. Interviene l’amico simpatico del gruppo che, con sano spirito patriottico, rievoca il mondiale da favola di Schillaci e i boati di Palermo città ad ogni suo gol. Non mancheranno di certo i romanticoni, che sapranno collegare anche il rigore di Baggio nella finale di Usa ’94 a qualche evento funesto della loro esistenza. Infine, tutti quanti nessuno escluso osserveranno una ventina di secondi di silenzio per commemorare la notte di Berlino e quello sguardo penetrante di Grosso, qualche secondo prima di scrivere la storia dei Mondiali e della nazione.

L’azzurro compie 110 anni!

L’Italia ha regalato emozioni indelebili e speciali e le abbiamo vissute tutte quante sulle tinte di un unico colore: l’azzurro. Oggi è una data storica: esattamente 110 anni fa, la Nazionale italiana indossava per la prima volta la maglia azzurra, evento che non coincide però con la prima partita. Al suo esordio infatti, il 15 Maggio 1910, l’Italia sfidò la Francia con una maglietta bianca, poiché il colore ufficiale non era ancora stato stabilito. La prima volta dell’azzurro risale invece al 6 gennaio del 1911, giorno dell’amichevole Italia-Ungheria. Poiché i magiari indossavano già una maglietta bianca, era necessario trovare un altro colore. Si scelse l’azzurro (o meglio, il blu Savoia), che era il colore dello stendardo della casa reale sabauda.

La storia rosanero della Nazionale

E vestiti d’azzurro, anche i calciatori del Palermo hanno saputo scrivere pagine importanti della storia della Nazionale.

Diamo inizio a questo piccolo excursus rosazzurro (con una sola s, attenti!), ricordando che i primi calciatori del Palermo finiti in Nazionale non risalgono già alla gestione Zamparini, ma bisogna fare decisamente un passo indietro. Il primo Nazionale rosanero è infatti del 1951: stiamo parlando del centrocampista Aredio Gimona, in forza al Palermo tra il 1949 e il 1953. Prese parte al torneo olimpico di Finlandia ’52 e si segnalò per una tripletta in un’Italia-Usa, partita finita per 8 a 0!

Il secondo calciatore del Palermo in Nazionale è una sorta di leggenda: Carlo Mattrel, soprannominato Carletto. Il portiere giunse in rosanero in prestito dalla Juventus e poté quindi difendere i pali della porta del Palermo solo per una stagione, quella 1961-62. L’estremo difensore si mise in luce con grandi prestazioni e fece registrare la striscia più lunga di partite a rete inviolata della storia rosanero: un filotto di cinque partite contro Udinese, Vicenza, Torino, Bologna e SPAL (in quest’ultima neutralizzò due rigori). Quell’anno, pensate bene, parò anche otto calci di rigore su dieci.

Dopo una grande annata in rosa, il portiere venne convocato in Nazionale per la spedizione di Cile ’62. Nella sua terza ed ultima partita in Nazionale giocò da titolare contro i padroni di casa. Quel Cile-Italia 2 a 0 è ancora oggi un pezzo di storia, dato che la partita venne caratterizzata da grande furore agonistico e dalle tante scorrettezze dei cileni in mezzo al campo. L’arbitro inglese Ken Aston decise però di lasciare correre e trasformò la gara in una sorta di conflitto militare. Ancora oggi, quella partita è ricordata infatti come la Battaglia di Santiago, dal nome della città (Santiago del Cile), nella quale venne disputata.

Rosanero in azzurro… 40 anni dopo!

Da quel momento in poi, rosa e azzurro non si sarebbero incontrati per più di quarant’anni. Il sortilegio viene spezzato al ritorno del Palermo in Serie A nella mitica stagione 2004-05. Una vera colonia di calciatori rosa fece quell’anno il debutto in maglia azzurra: Barzagli, Zaccardo, Barone, Brienza, Grosso e immancabilmente Luca Toni. Prima amato, poi odiato, infine nuovamente amato, Toni ebbe modo di mandare in estasi il pubblico del Barbera anche con la maglia azzurra. Era il 4 settembre 2004 e, subentrato al minuto 74 ad un certo Fabrizio Miccoli, il centravanti rosanero mise la zampata a 10′ dalla fine su un cross basso dalla destra di Zambrotta.

Il secondo gol di Toni in Nazionale è invece tutto di marca rosanero. Al “Giants Stadium” di New York, l’Italia sfida l’Ecuador in amichevole. Al sesto minuto, Franco Brienza imbecca con un cross dalla sinistra il suo compagno di avventure, che con una grande frustata spinge il pallone in porta.

A quei tempi l’Italia stava disputando una tournée tra USA e Canada e l’allora commissario tecnico della Nazionale, Marcello Lippi, decise di convocare ben 7 calciatori rosanero, un record per la storia del Palermo. I calciatori in questione erano: Guardalben, Zaccardo, Barzagli, Grosso, Barone, Brienza e Toni, più David Di Michele, che nel gennaio del 2006 sarebbe approdato alle pendici di Monte Pellegrino.

Finita quell’estate in salsa nordamericana, l’Italia riprende il suo cammino verso il Mondiale di Germania 2006. Sancisce la qualificazione degli azzurri alla Coppa del Mondo il difensore rosanero Christian Zaccardo. Era l’8 ottobre del 2005, ancora una volta al Barbera.

Purtroppo, il terzino sarà anche tristemente ricordato per una rocambolesca autorete nella seconda partita del girone mondiale contro gli Stati Uniti. Ma anche le storie più belle seguono strani percorsi e forse, senza quella svirgolata, staremmo oggi parlando di un altro finale.

E a proposito di quel finale, in quella finale memorabile, non possiamo che tirare in ballo Fabio Grosso. Potremmo meravigliosamente dilungarci sul suo racconto, ma sarebbe anche troppo semplice rispolverare le emozioni al gol contro la Germania. Forse non tutti, però, conoscono i retroscena del suo mondiale. Queste allora le parole di un altro ex rosanero, protagonista della salvezza del Palermo nel 2016, Alberto Gilardino:

La PlayStation ci aveva lanciato segnali, che avevamo colto solo in parte. Io, Iaquinta, Materazzi e Grosso in Germania eravamo i ‘magnifici 4’ della PS. Però a posteriori, quello che ci ha colpito di più a me, Vincenzo e Marco fu l’atteggiamento di Fabio quando giocavamo. Noi tre volevamo quasi sempre giocare con squadre di club, ma lui insisteva ogni volta: ‘Dopo però prendiamo le nazionali’. Quando lo accontentavamo, lui a quel punto sceglieva sempre… l’Italia.

Esisteva solo quella maglia, i suoi occhi vedevano azzurro ovunque. Italia, Italia e ancora Italia. Sentiva qualcosa, ma non ci raccontava nulla. Gli scappava una smorfia, o un sorriso, non l’ho mai capito. Giocando con l’Italia giocava anche con se stesso. Cioè Grosso era Grosso anche alla Play. Prendeva palla e puntava sempre l’area avversaria. Chi stava in coppia con lui, in quel momento impazziva: “Fabio e passalo sto pallone. Non è tuo. Mica vuoi diventare l’uomo decisivo…”.

Risentita e ridetta oggi, questa frase mette i brividi. Fabio non reagiva e perseverava. E’ capitato anche, giuro, che ci fosse un rigore decisivo e lo battesse lui. “Il lui” virtuale. Ovviamente ha segnato e anche in quel caso pareva un pizzico eccitato. […]“.
Di quella gloriosa spedizione in terra tedesca fecero quindi parte 4 calciatori rosanero: i già citati Zaccardo e Grosso, Andrea Barzagli e l’instancabile Simone Barone. Il centrocampista del Palermo ha vissuto uno dei momenti iconici del percorso della Nazionale. Nella terza e conclusiva partita del girone, l’Italia conduce per 1-0 contro la Repubblica Ceca.

Al minuto 28 del secondo tempo, la mezz’ala rosanero fa il suo esordio al Mondiale prendendo il posto di uno stremato Camoranesi. Passano poco più di una decina di minuti, è l’ottantaseiesimo, e lo sguardo di una nazione si focalizza sul bomber Pippo Inzaghi a tu per tu contro il grande portiere ceco Petr Čech. A fianco del centravanti rossonero compare però un’altra figura, nell’atto di una corsa epica: parliamo proprio di Barone, involatosi nella speranza di ricevere un comodo tap-in da spingere in porta e da raccontare a nipoti e nipoti dei nipoti. Ma nulla da fare: Inzaghi, da conclamato opportunista, scarta il portiere e firma il 2-0 che chiude il match.

Analizzando però più da vicino l’azione, scopriamo che il lavoro di Barone è stato tutt’altro che superfluo. Punto primo, la corsa del centrocampista rosa non ha permesso a Čech di aggredire sin da subito Inzaghi. E punto secondo, la ripartenza dei Lippi-boys nasce da un pallone riconquistato dallo stesso Barone e poi servito a Perrotta che ha fornito l’assist. Tutto fuorché una corsa inutile!

Barone, inoltre, ha involontariamente rischiato di mandare Buffon all’ospedale. Dovete infatti sapere che i calciatori della Nazionale in ritiro amavano distrarsi giocando a ping pong. La sera prima del quarto di finale contro l’Ucraina, Barone straccia il portierone della Nazionale in una di quelle partite. Buffon, arrabbiatissimo della sconfitta, posa la racchetta e decide di colpire con un calcio violento la parete divisoria in vetro, posta in fondo al salone.

La parete andò in frantumi, ma per fortuna Buffon non si fece nulla e poté concludere da protagonista quel Mondiale. Ad anni di distanza però, il portiere racconta quanto ancora gli bruci la sconfitta a ping pong contro Barone nel ritiro di Duisburg.

Conclusasi quella splendida parentesi, il Palermo ha vestito d’azzurro con più scarsa frequenza. Ai mondiali del 2010, nonostante l’anno da record dei ragazzi di Delio Rossi, nessun calciatore del Palermo venne chiamato per la spedizione nazionale in Sudafrica. Ad Euro 2012, tra gli uomini di Prandelli figurava anche Federico Balzaretti. Il terzino ha anche disputato la finale di quegli europei, quel terribile 4 a 0 contro la Spagna, rilevando l’infortunato Chiellini al minuto 21.

Dipoi, il Palermo ha cominciato a disputare stagioni meno esaltanti, nelle quali si affidava per lo più a calciatori stranieri. Uno di questi rappresenta l’ultima presenza rosa in Nazionale: stiamo parlando di Franco Vázquez. Il Commissario tecnico Antonio Conte aveva fatto di tutto per portare il trequartista in Nazionale. El Mudo giocò però solo due amichevoli contro Bulgaria e Inghilterra e decise infine di tornare a giocare per la Selección Argentina, dichiarando di “non essersi mai sentito italiano“.

Questa è tutta la storia dell’ItalPalermo, così come giornalisti e addetti ai lavori amavano chiamare quel blocco rosanero tra le fila della Nazionale azzurra.

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