I 2 erano attesi fra i sicuri protagonisti, invece hanno giocato poco e Boscaglia deve trovare loro una collocazione.
7 le partite giocate finora da Palazzi con il Palermo, di cui 5 da titolare. In 4 gare è stato schierato da difensore centrale accanto a Marconi.
19 le presenze di Palazzi con il Monza: 5 la passata stagione e 14 il primo anno (da gennaio a maggio).
8 le presenze di Luperini con la maglia del Palermo in questa stagione. L’ex Trapani ha esordito, subito titolare, con l’Avellino. Per lui anche 2 gol, contro Bisceglie e Potenza.
5 i gol realizzati la passata stagione in B a Trapani in 30 partite giocate.

Questo il titolo della Gazzetta dello Sport, oggi in edicola.

Dovevano essere tra i protagonisti principali del Palermo di Boscaglia. Finora, invece, Palazzi e Luperini sono stati più che altro dei comprimari, complici anche le molteplici disgrazie che si sono abbattute sui rosanero in questa turbolenta prima parte di stagione.
Inizia così l’articolo di Giovanni Di Marco che sottolinea le vicende dei due centrocampisti in questi primi mesi con la maglia rosanero. Palazzi ha fatto il ritiro e non è stato contagiato dal virus, ma ha subito un paio di stop per infortuni. Luperini, giunto a mercato chiuso da svincolato, è stato colpito dal Covid.
Ma sia a Palazzi che a Luperini, Boscaglia non ha ancora trovato una collocazione ben definita nello scacchiere tattico rosanero, scrive Di Marco.
Stranamente, per ovvie esigenze di organico, Palazzi ha giocato più da difensore centrale che da centrocampista ma le sue capacità di dettare i tempi, di legare i reparti e verticalizzare per gli attaccanti è fondamentale per dare spessore alla squadra, si legge nell’articolo.
Luperini invece è stato impiegato più volte da trequartista ed ha anche realizzato 2 gol.
Finora però, soprattutto quando è stato schierato titolare, ha fornito prestazioni altalenanti. A Foggia è sembrato avulso dal gioco… Luperini è un top per la categoria, è stato preso per fare la differenza, deve crescere sul piano fisico e per riuscirci ha «solo» bisogno di giocare, scrive Di Marco in conclusione di articolo.

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