Ad Altarello, il suo quartiere, il neo-acquisto del Palermo è stato accolto con i fuochi d’artificio e gli striscioni.
Lunedì sarà in ritiro per indossare quella maglia spesso sfiorata e che è stata del suo idolo Caracciolo.
A marzo, a Vicenza, ha fatto i conti con il coronavirus. “Ci sono passato e avevo paura. Bisogna stare attenti e non scherzare”.

Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola.

Orgoglio, senso di appartenenza e voglia di riscatto. Metterà anche questo l’attaccante palermitano Andrea Saraniti, classe 1988, nel borsone che chiuderà domani sera per iniziare il ritiro di Petralia Sottana lunedì mattina.
Inizia così l’articolo di Valerio Tripi che riprende le parole del nuovo attaccante rosanero, tifoso di Caracciolo ai tempi in cui l’Airone sostituiva a Palermo Luca Toni.

Seguivo Caracciolo quando giocavo nei dilettanti, quando lo vidi giocare al “Barbera”, nonostante l’annata non ottimale che stava disputando, mi sono accorto che era un gran giocatore e poi è riuscito a dimostrarlo… Il sogno della maglia rosanero come un ragazzino di Roma che sogna di giocare nella Roma. Insomma un orgoglio ai massimi livelli… Se tu fossi stato qui con noi a vivere questo momento, saresti stato orgoglioso di vedermi con questa maglia addosso, papà. Orgoglioso di vestire questi colori, orgoglioso della mia terra… A 31 anni non potevo ripartire dalla D. Ci ho messo tanto tempo per arrivare tra i professionisti: nove anni fa ero in Eccellenza e non me la sono sentita di lasciare il professionismo. Andare a mungere la vacca a casa mia non mi andava. Il Palermo avrebbe fatto di tutto per prendermi, ma non era il caso. È stato solo un problema di categoria, non economico. Ma Palermo in C non si può rifiutare”.

La sua carriera fino all’arrivo a Vicenza dove Saraniti fa anche un incontro sgradito, con il virus: “È peggio dell’influenza ci sono passato e avevo paura. Bisogna stare attenti, la gente deve capire che non si può scherzare con questo virus”.

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