Secondo gli investigatori, a far arrivare la banda che ha accoltellato due diciassettenni sono stati gli stessi ragazzi ” di buona famiglia”.
Una lite fra due compagnie di liceali nata di fronte al mare si è trasformata in aggressione fisica.

Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola.

Non è stata una rissa fra ragazzi di buona famiglia e un gruppo di teppisti dello Zen quella andata in scena la sera del 6 giugno, che ha ridotto in fin di vita due diciassetteni accoltellati in viale Regina Elena davanti alla gelateria Latte Pa…
Questo l’inizio dell’articolo di Francesco Patanè che ricostruisce la rissa scoppiata un mese fa a Mondello e che ieri ha portato all’arresto di 4 ragazzi fra cui un minorenne.
Una lite scoppiata fra ragazzi per bene, di famiglie perbene e che frequentano i migliori licei di Palermo. Poi, qualcuno di loro, chiama rinforzi dallo Zen, probabilmente perchè capisce di stare soccombendo.
E’ quanto hanno ricostruito gli inquirenti rispetto alla rissa fra giovani scoppiata il 6 giugno: la lite inizia per un motorino a Colapesce e poi continua a pugni e schiaffi a Valdesi. Sempre fra le due compagnie di liceali. Ed è durante questo secondo round che qualcuno dei ragazzi decide di chiamare i rinforzi, di chiamare ” gli amici dello Zen”, quelli che si frequentano se si ha bisogno di acquistare un paio di spinelli per fare serata, scrive Patanè che puntualizza come all’arrivo, i ragazzi dello Zen non si preoccupano della tanta gente che c’è introno e vanno dritti all’obiettivo massacrandoli e finendoli con due coltellate.
Quello che è certo è che il gruppo dello Zen a cui appartengono due degli arrestati il 17enne D. P. C. ed Ivan Viola non conosceva le vittime che ha accoltellato e non aveva conti in sospeso con loro. Per gli inquirenti si tratta di un gruppo di ragazzi, quasi tutti già pregiudicati, che se chiamati per dare una lezione, non si tirano indietro. Picchiatori in erba pronti anche a far scattare i coltelli a serramanico, si legge nell’articolo di Patanè che riporta poi le parole di un investigatore rispetto alla commistione fra ragazzi dello Zen e liceali di buona famiglia “Purtroppo sono all’ordine del giorno i contatti fra i cosiddetti bravi ragazzi e i giovani pregiudicati dello Zen, del Cep, dello Sperone . Molto spesso quest’ultimi sono i pusher a cui si rivolgono i figli dei professionisti per sballarsi nei fine settimana. Si conoscono solo per questo o per recuperare eventuale refurtiva“.
Del commando di picchiatori, tre maggiorenni sono agli arresti domiciliari mentre il minorenne è finito in carcere.
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