“Il Coronavirus inverte i ruoli storici del Nord e del Sud in Italia”, è il titolo di un’inchiesta-reportage pubblicata dal famoso quotidiano spagnolo “El País” che mette in luce come le due aree italiane hanno affrontato in maniera diversa l’emergenza Covid-19.

In particolare, ripercorrendo l’inizio della pandemia, viene criticato il famoso modello sanitario lombardo:
“L’8 marzo, dopo le due del mattino, la stazione ferroviaria di Milano si è riempita di napoletani, calabresi e siciliani che trascinavano valigie piene a tutta velocità per fuggire al sud. Le immagini, catturate dalle telecamere di sicurezza, rappresentavano un inatteso cambio di paradigma nella storia dell’Italia. Per la prima volta dall’unificazione del paese, dal momento della crescita della FIAT a Torino e dell’immigrazione massiccia, l’esodo stava andando nella direzione opposta. Un’iperbole che ha trovato le sue risposte in diversi format politici e sociali nelle settimane successive. Sulla strada per i 13.000 morti e una dubbia gestione della crisi del coronavirus, a Roma è cresciuta l’idea che la Lombardia debba essere gestita da un manager.”

Il divario tra nord e sud – prosegue l’articolo – la famosa Italia a due velocità, si è allargata ogni giorno di più, ad ogni bollettino quotidiano sui dati del contagio. Il virus ha ribaltato la situazione. I numeri registrati in Lombardia, in Piemonte ed Emilia Romagna hanno superato enormemente quelli registrati al sud. Anche i tassi di mortalità sono stati troppo irregolari. Su 225.886 casi di positività al virus, oltre 85.000 sono stati quelli registrati in Lombardia, che detiene il triste record dei decessi per coronavirus: ben oltre 15.500 su un totale di circa 32.000.

Sono stati fatti errori – evidenzia l’articolo. Ad iniziare dalle case di cura utilizzate per trasferire pazienti affetti da coronavirus. La “questione meridionale”, così chiamata nel 1873 dal deputato radicale lombardo Antonio Billia e utilizzata da Antonio Gramsci per un testo che affrontava quel tipo di colonizzazione storica del nord basata su una riunificazione progettata dal Piemonte, è ritornata con il covid-19. La geografia tracciata dal virus, tuttavia, è per la prima volta molto diversa. La pandemia ha sollevato un’Italia profonda e sepolta. Come è successo dopo la seconda guerra mondiale.  Oggi le tre regioni con il maggior numero di contagi e morti in Italia sono governate dalla Lega o da un membro della sua coalizione di destra. Piemonte, Lombardia e Veneto hanno mostrato approcci diversi alla crisi, ma mantengono cifre preoccupanti, in particolare le prime due, che rappresentano il cuore del potere autonomo del vecchio partito nordico. La credibilità del leader della Lega, Matteo Salvini, è costruita sui successi della sua regione natale e legata, in parte, al destino del suo governatore, Attilio Fontana, che egli stesso ha posto per liquidare la vecchia guardia del partito.”

“Gli imprenditori – conclude “El Pais” – tradizionale baluardo del sostegno alla Lega nel nord Italia, stanno iniziando a stancarsi dei problemi e del ritardo nella riapertura industriale causata dalla gestione lombarda. Un dirigente di Confindustria della Lombardia ha affermato che questo non è il momento delle critiche, ma la realtà è che in molte cose hanno fallito.”

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