Da quando è nato questo sito mi sono avvicinato a loro perché Dario, Carlo e tutti gli altri ragazzi della redazione sono persone serie ma soprattutto per bene, valori che per il sottoscritto vengono prima di tutto quando si fanno certe valutazioni.

Questo mi ha permesso di tanto in tanto di scrivere qualche mio pensiero in libertà che pare spesso sia anche incredibilmente piaciuto, o quantomeno interessato. E quando magari quanto pubblicato non ha solamente fatto riscontrare apprezzamenti unanimi, cosa impossibile soprattutto in questo mestiere, ci mancherebbe, ha di contro fatto numeri incredibili, probabilmente i più alti in assoluto mai fatti registrare da un articolo riguardante il Palermo ma non solo. Mi riferisco all’ormai famoso pezzo sul pullman rimasto senza benzina.
Oggi però mi trovo ad andare “contro” un “nostro articolo” e vi spiego perché. Non mi è per nulla piaciuta l’intervista a Beppe Accardi soprattutto perché non ha aggiunto nulla di nuovo a quelle che sono le sue solite esternazioni. Anzi come si dice dalle nostre parti ha messo il carico con alcune illazioni poco eleganti. Continua a dire che i giocatori palermitani non sono apprezzati a Palermo, vero o non vero non sta a me stabilirlo, e che non porterà mai più suo assistiti nati in città in maglia rosanero. E se fosse stata, aggiungo io, la società a non ritenere i suoi assistiti utili al progetto? Ma andiamo avanti.
Dice che non si possono valutare giovani come Felici, Silipo, Doda. Che questa sua affermazione sia legata al fatto che non appartengono alla sua scuderia? Sarà il tempo a dirlo, di certo hanno fatto la differenza in questo campionato ed è per questo che sono stati ingaggiati di certo non per vincere lo scudetto.
Ma soprattutto Accardi attacca ancora una volta il Palermo tirando in ballo la storia della mancata cessione prima del fallimento a Capital York. York era davvero pronta a prendere il Palermo? Che sia una volta e per tutte il “Signor”, si tratta di una società lo so bene, York in persona a raccontare le cose come stanno e non eventuali mediatori. C’era un protocollo pronto ci mostri, o ci avrebbe dovuto/potuto illo tempore mostrare almeno quello. Aggiunge che l’affare saltò perché qualche palermitano aveva la paura di perdere il posto. Non mi risulta, magari mi sbaglierò, che ci fossero palermitani in posti apicali così forti da far saltare una trattativa del genere.

Sempre lui poi avrebbe provato a rifondare il Palermo insieme agli arabi, quegli stessi arabi che non sono stati capaci di comprare neppure il Siracusa, si dirà anzi si è detto che lì i tempi erano troppo stretti, facendolo fallire. Anche in questo caso mi piacerebbe sentirlo dire proprio agli arabi, sempre che davvero siano esistiti e di ciò ho parecchi dubbi. Poi parla di Alcott e della famiglia Colella. Non credo che i Colella si siano strappate le vesti per non aver avuto assegnato il compito di rifondare la società. Anche perché in ogni caso un obiettivo lo hanno raggiunto facendo parlare di loro e di conseguenza ottenendo pubblicità a costo zero. Tutto ciò per dire chiaramente che il duo Mirri-Di Piazza è stato favorito, dimenticando forse, Accardi, che una affermazione del genere se non provata lo mette a rischio querela non solo da parte della società ma anche del comune nella persona del suo sindaco che ha proceduto a questa assegnazione.
Se ha le prove per dimostrare ciò che afferma lo faccia altrimenti il bel tacer non fu mai scritto.
La chiosa finale “Chi parla troppo di cuore, ha in testa solo il portafoglio”. Chiaro, anche magari a chi ha difficoltà a capire quello che legge, non prendiamoci in giro, il riferimento alla nuova proprietà e soprattutto a chi sta al vertice di essa. Non sta a me difenderlo ma di certo di Dario Mirri, facendo riferimento anche solamente al cuore, evitando ulteriori valutazioni, posso affermare senza tema di smentita che è certamente ed indiscutibilmente rosanero e non perché lo ha raccontato a siti, giornali, tv, radio etc etc, ma è la sua storia personale di tifoso a dirlo. Di altri che si professano tifosi rosanero di certo non posso affermare lo stesso…
In ogni caso Palermo oggi più che mai non ha bisogno dei “tanto cari” a Ferruccio Barbera, del quale a fine mese, il 26 maggio, ricorrerà il quindicesimo anno dalla scomparsa, nemici della cuntintizza.

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