Vecchio Palermo

Un anno fa la cessione della società al gruppo che l’ha portata al fallimento.
La squadra si allenò a porte aperte al «Barbera». E c’era chi credeva alla A.

Questo il titolo del Giornale di Sicilia, oggi in edicola

L’inizio della fine, per l’Us Città di Palermo, quello a cui si assistì il 25 aprile di un anno fa. La sera prima, un comunicato sul sito ufficiale annunciava l’accordo per la cessione delle quote alla Arkus Network di Tuttolomondo, l’indomani allo stadio i tifosi si sentirono salvi….
Questo un passaggio dell’articolo di Benedetto Giardina che ricostruisce i primi giorni, proprio a partire dal 25 aprile dello scorso anno, quando tutto stava per finire.
Giorni di grande confusione, dettata forse dalla speranza che impediva di riconoscere quella disfatta che sarebbe arrivata da li a pochi giorni. Confusione che aveva coinvolto tanti, dalla tifoseria alla società, tutti incapaci di riconoscere che il peggio stava nascendo proprio in quei giorni. I cori per Daniela De Angeli (poi diventati contro) e gli striscioni per i nuovi proprietari… E chi giurava sulla loro solidità economica. In tanti persero la lucidità affascinati e sedotti.
La ricostruzione delle fasi che portarono al contratto con Arkus dopo aver allontanato il fondo americano York Capital che aveva avuto il demerito di volerci capire meglio…. perché voleva «acquistare il tempo per decidere se acquistare», secondo la De Angeli, oppure perché il contratto di cessione prevedeva clausole ritenute troppo pericolose dai legali dell’hedge fund. Quelle legate a Mepal, al marchio e a quei 20 milioni da far rientrare nelle casse societarie entro il 30 giugno, cifra che Tuttolomondo si dichiarò pronto a saldare. Parole, appunto, perché i fatti dicono altro, ancora oggi, scrive Giardina.
Lo stop con gli americani favorì l’ingresso dei Tuttolomondo e di altri personaggi come Lucchesi, Macaione e Albanese… l’inizio della fine.
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