“Molti medici del Nord nelle prime zone rosse avevano avuto temperature corporee basse prima di ammalarsi anche in modo grave”.
C’è una ricerca tutta palermitana che sta prendendo in esame non i soliti sintomi noti del virus ma un aspetto particolare: prima di ammalarsi le temperature raggiungono valori bassi, più bassi della norma. Dunque, l’ipotermia può essere un primo sintomo di coronavirus?
Se lo chiedono i responsabili di questa ricerca condotta all’ospedale Buccheri La Ferla con il nulla osta del Comitato etico della provincia romana dei Fatebenefratelli e del Comitato etico Lazio.

Se la ricerca andasse a buon fine darebbe l’opportunità di di intervenire precocemente e a basso costo anche in pazienti asintomatici.
Su Palermotoday.it leggiamo che responsabile scientifica del progetto è la dottoressa Monica Sapio, anestesista e specializzata in terapia del dolore che insieme a Claudia Villani, progettista culturale e co-ideatore e coordinatore del trial e Maria Chiara Milan, consulente in Medicina integrata (studio Rieduca).
L’idea da verificare è se l’ipotermia, anche con un grado inferiore alla norma, può essere un segno che il soggetto è entrato in contatto col virus, senza aver poi sviluppato la malattia. Ed anche alcuni medici di Wuhan, intervenuti in videoconferenza con il Buccheri La Ferla, considerano l’ipotesi possibile, così come alcuni medici delle zone rossa del nord Italia.

Le parole della dott.ssa Sapio:
“Durante l’inizio dell’epidemia abbiamo notato che in Sicilia, quando eravamo ancora lontani dalla piena diffusione del virus, molte persone ci riferivano di aver misurato la temperatura e di aver notato che era intorno ai 35 gradi. Cosa che avevo appurato io stessa su di me, insieme a dei sintomi addominali e a un malessere generalizzato. Ho studiato che quando c’è stata l’epidemia di Sars in Cina, gli esperti avevano scoperto che nelle cellule infette si trovava il dna del mitocondrio e il mitocondrio disgregato. Il mitocondrio è la centrale termoelettrica delle nostre cellule. Da qui abbiamo iniziato a dare contezza alla nostra ipotesi.
L’ipotermia relativa, se validata , potrebbe aiutare con poca spesa e in tempi brevissimi, il contenimento della diffusione del virus attraverso l’attenzione e il trattamento precoce, soprattutto non farmacologico, ma di supporto al sistema immunitario, anche di pazienti asintomatici, limitando evoluzione e aggravamento. Il Covid-19 di per sé non è particolarmente mortale ma lo è se non è curato adeguatamente. Se riuscissimo a intervenire in anticipo prima di raggiungere il punto di non ritorno, potremmo evitare di affollare le terapie intensive e assistere a quel numero di morti”.

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