Spagna, Italia, Francia, Svizzera. Tutti paesi dell’UE con un notevole tasso di decessi. E poi c’è la Germania, con un numero davvero basso rispetto alle altre potenze europee. Perché? Innegabilmente i Tedeschi si sono organizzati in tempo: non appenaè giunta la notizia dell’epidemia a Wuhan, prontamente i laboratori tedeschi si sono messi a produrre grandi quantità di kit per effettuare i test. A fine febbraio – rivelano diversi studi – ne avevano già scorte sufficienti per poter effettuare 350000 test la settimana.

Una consecutio per deduzione: le grandi quantità di test effettuati è il motivo per cui la mortalità per coronavirus è (per fortuna) così bassa in Germania: la maggior parte dei contagiati (soprattutto nelle primissime settimane) sono stati identificati e isolati rapidamente. Inoltre la grande maggioranza dei malati – si apprende da uno studio condotto dal New York Times – sono stati sottoposti a cure molto tempestivamente, permettendo di salvare molte vite in più rispetto agli altri paesi europei.

Inoltre, a fine aprile è previsto un campione di 100000 abitanti, rappresentativi della popolazione tedesca, al test degli anticorpi, per capire se e come si stia sviluppando ‘l’immunità di gregge’, cioè se gli anticorpi contro il coronavirus sono già diffusi nella popolazione, in quale percentuale e secondo quali schemi.

Ma c’è di più:

I test sono gratuiti e immediati, un metodo utilizzato anche in Corea. Né in Germania né in Corea si sono dovute chiudere le città né fermare l’economia. Secondo il prof.Streeck, sociologo ed economista tedesco, si sarebbe potuto far ancora meglio se si fossero sottoposti al tampone tutti i viaggiatori in arrivo dall’estero, fin dalla segnalazione dei primi casi.

Un dato di fatto, che piaccia o meno.

La sanità tedesca – risulta inconfutabile –  è comunque più attrezzata di quella italiana. Sono alcuni dati principali a rivelarlo: prima dell’inizio dell’epidemia i posti letto dotati di ventilatori polmonari in terapia intensiva erano 34 ogni 100.000 persone, contro i 12 dell’Italia e i 7 dell’Olanda. Anche così in alcuni momenti e alcuni luoghi si sono dovuti scegliere i pazienti da sottoporre prioritariamente alla ventilazione forzata, perché i posti attrezzati scarseggiavano.

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