Poche certezze, e un po’ confuse. Una è che osserveremo il mondo che verrà con la visuale stretta di una mascherina.
Inizia così l’articolo di Tommaso Ciriaco su Repubblica, oggi in edicola.

Il Governo non sa ancora come ripartire, prevale in questo momento ancora l’emergenza sanitaria anche perchè non si sa quando si potrà arrestare l’epidemia.
Ma andrà fatto perchè far ripartire la macchina Italia non sarà semplice e sarà doloroso.
Dopo Pasqua potrebbero riaprire poche aziende e per attività limitate come consegne delle commesse, spedizioni di roba in magazzino: meccanica, ceramica, chimica. E in quali zone del paese lo decideranno i contagi, cioè si procederà regione per regione.
Ad aprile l’Italia sarà probabilmente ancora blindata; forse dopo Pasqua si potranno riaprire alcuni parchi ma sempre con le limitazioni delle distanze, per concedere un’ora d’aria alle famiglie.
Il vero dubbio del Governo è se per riaprire vale la pena aspettare l’ultimo contagio oppure aprire scaglionando rispetto alle regioni meno contagiate.
Esiste di certo uno schema che prevede le riaperture a macchia di leopardo per quanto riguarda uffici, fabbriche, negozi e tribunali. Ma la circolazione delle persone? È un problema immenso, scrive Ciriaco che sottolinea come il vero nodo potrebbe essere la circolazione delle persone. Come si fa a controllare due regioni confinanti?
Vivremo molto a lungo con le mascherine ed i ristoratori soffriranno di più: probabile che i primi ristoranti autorizzati alla riapertura siano quelli con tavolini all’aperto.
Chi saranno gli ultimi? I negozi sperano di riaprire a maggio mentre palestre, saune, teatri, cinema, discoteche torneranno frequentabili per ultime. E lo stesso vale per gli stadi (dove almeno si può giocare a porte chiuse) e per i concerti (lì è difficile cantare da soli), si legge sul giornale.
Un capitolo complicato sarà quello dei trasporti: quando si riempirà di nuovo la metro, sarà obbligatoria la mascherina … sarà limitato l’accesso ai vagoni ai soli posti a sedere, oppure si chiederà a chi sta in piedi di mantenere un metro di distanza.
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