Un vero e proprio “salto nel vuoto”. Lo ha tentato miseramente Rosario Pergolizzi nel nerissimo pomeriggio di Licata, optando per una formazione iniziale che non poteva rispondere alle caratteristiche strutturali di una squadra, la cui massima filosofia di calcio è “palla lunga e pedalare”.

A Licata, Pergolizzi ha sorpreso tutti, lanciando in campo un attacco di soli brevilinei (Silipo, Ficarrotta e Floriano), ma senza preoccuparsi di modificare le proprietà alla costruzione del gioco della sua squadra. Pertanto, sebbene il fatto avesse del surreale, l’ostinato Lancini ha continuato per un’ora di partita a lasciare spiovere palloni alti per i tre là davanti, costretti a svolgere il mestiere di un centravanti-boa. Il compito di raccogliere e aggiustare tali palloni sarebbe dovuto spettare ad un attaccante del tipo di Sforzini o Ricciardo o Lucca, che erano invece tutti e tre in panchina: tutto quanto è stato un puro controsenso.

L’attacco a tre con il decantato falso nueve non permetterebbe, per caratteristiche sue proprie, spioventi e campanili; richiederebbe tanto altro, ovverosia costruzione dal basso, palla a terra, qualche inserimento delle mezzali e così via: roba…”da champagne” direbbero tanti addetti ai lavori, roba “non da Serie D”. E se la linea da Settembre ad oggi era stata esattamente questa, ovvero quella di accantonare il bel calcio perché non confacente alla quarta serie, dare ragione del modulo all’apparenza tanto sbarazzino di Licata è allora ardua impresa.

Perché, all’atto pratico, si è tentato di riproporre lo scacchiere tattico del Napoli di Sarri, quello del trio Insigne-Mertens-Callejon, ma senza quegli interpreti, senza un centrocampo robusto, senza una preparazione tattica a monte che desse modo di arrischiare una formazione del genere. Non si poteva e non si doveva tentare in questo momento del campionato un esperimento simile, poiché la squadra, abituata ad altro tipo di disposizioni tattiche magari non belle a vedersi ma funzionali, non ne era adeguatamente predisposta.

Nella sterilità generale (0 tiri in porta nei primi 45 minuti), Pergolizzi ha preferito tuttavia lasciare scorrere un quarto d’ora della seconda frazione, prima di lanciare in campo il baby Lucca, ancora una volta sprizzante e volenteroso. Non casualmente, trascorsi neppure 120 secondi dall’ingresso dell’ex-Toro, il Palermo ha confezionato la sua migliore palla-gol, capitata sui piedi di Floriano, che si è poi lasciato ipnotizzare da un ottimo Ingrassia.

Il più vivace, sino a quel momento, era apparso il Classe 2001 Silipo. Oltre alla traversa scheggiata con una splendida conclusione da fuori, l’esterno avanzato di proprietà AS Roma aveva tentato numerose volte di scardinare la difesa licatese con alcuni spunti interessanti. Floriano non aveva brillato, anche non considerando il tap-in fallito da pochi passi di cui abbiamo già parlato; pure Ficarrotta, dal canto suo, non sembrava avere ripagato la fiducia del mister, che aveva deciso di premiarlo con la titolarità dopo tanti buoni spezzoni da subentrante.

Eppure, fatto questo discorso, scoccato il minuto 67 il tecnico ha mandato in campo Felici proprio per Silipo. Mister Pergolizzi, trascurata la possibilità di andare al pareggio con il suo uomo potenzialmente più imprevedibile, ha preferito ancora una volta tenere fede alle sue solite trite abitudini: quella tra Silipo e Felici, in un senso o nell’altro, è ormai una staffetta vista infinite volte e che tanto ricorda quella del girone d’andata tra Langella e Kraja; in compenso, l’altissimo tasso di prevedibilità è rimasto invariato.

Si potrebbe certamente disquisire dei singoli, non lesinando note di demerito per lo svagato Lancini, reo del tocco maldestro che ha consentito a Convitto di depositare la sfera per la rete del 2-0, o di un poco pimpante Juan Mauri, capace di far rimpiangere anche l’ultimo Martin. Ma la lista sarebbe lunga e non risparmierebbe praticamente nessuno. Indubbiamente, una disposizione in campo irrazionale imbriglia l’intera squadra e condiziona in negativo la prestazione dei suoi migliori effettivi. Occorrerà d’ora in poi ritornare al consueto pragmatismo, per non lasciare per strada altri punti di vitale importanza alla corsa per la Serie C.

 

 

 

2 Commenti

  1. I giocatori hanno le loro colpe ma è evidente l’incapacità e l’arroganza del tecnico pergolizzi che in 6 mesi non è riuscito a dare un’identità alla squadra e neanche uno stralcio di gioco, mi auguro che al termine della stagione la società gli dia il benservito perchè presentarsi in C con questo allenatore vorrebbe dire lottare per non retrocedere.

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