Blocco della capolista potremmo chiamarlo: una malattia più unica che rara diagnosticata al Palermo in questi ultimi anni, dominatrice assoluta di campionati, poi dilapidati in divenire.

Stavolta la bestia nera ha un nome e si chiama Savoia, colei che ha rotto l’incantesimo e ci ha portato con i piedi per terra forse prima che fosse troppo tardi, un qualcosa a cui in fondo essere grati, e per cui ringraziare i rivali campani.

Ma il nemico interno e più pericoloso si chiama Palermo, un mostro che deve lottare contro le pressioni di una piazza, le paure e le tensioni per non soccombere ad un destino impronunciabile.

Questo prospetto di Apocalisse forse ha generato una sorta di blocco dopo ogni vittoria, e il famoso detto “non c’è due senza tre”, sembra non potersi applicare, anzi scappa a gambe levate di fronte a questa seppur bella possibilità, concretizzatasi dopo la prima sconfitta stagionale.

Dopo la sconfitta con il Savoia come sappiamo è arrivata la trasferta di Palmi, a cui abbiamo attribuito gli strascichi amari del primo arresto stagionale.

Poi il risveglio con le due vittorie fondamentali contro l’Acr Messina e il Giugliano che sembrano scacciare via i fantasmi e gli scheletri dall’armadio fino a quando arriva indigesta la festività della Madonna ed il derby contro l’Acireale a ridimensionare ancora una volta la forza e la potenza di questa squadra, e forse a metterla in crisi definitivamente.

L’opaca prestazione di Castrovillari non ha cancellato i dubbi, che poi si sono acuiti nel pareggio casalingo con il Troina, specchio di un match forse sfortunato ma che ha messo altrettanto in luce una difficoltà lampante negli occhi degli uomini di Pergolizzi che forse hanno perso la bussola.

All’anno nuovo tutti si aspettavano una marcia diversa e ripartire con lo stesso spirito combattivo del girone d’andata, frutto di quelle 10 vittorie consecutive. E’ arrivata la prima con il Marsala, ma il San Tommaso ha arrestato prima del tempo la possibilità di timbrare a quota 2 vittorie consecutive lo score della squadra rosanero. 

La qualità che prima faceva degli uomini di Pergolizzi una macchina da guerra, la continuità, il vincere senza se e senza ma, qualunque fossero le contingenze e le circostanze, è svanita nel nulla? Cosa manca per recuperare quella verve che aveva contraddistinto la capolista?

Un filotto di vittorie, di risultati utili consecutivi, di punti accumulati in un campionato che si vincerà forse sul filo del rasoio, in un testa a testa che non vuole lasciare tempo o alibi,può risultare l’arma vincente.

Palermo torna ad essere quello che sei stato, e guarda al futuro consapevole che l’obiettivo è a portata di mano.

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