Sembrava una partita stregata: i miracoli di Avella, la sfortuna e le leziosaggini sotto porta lasciavano presagire un’altra partita senza reti. E mentre l’orologio della sterilità correva, il Palermo non perdeva tuttavia la testa; ponderava invece il colpo mortifero per abbattere il Messina, nemico inerme al cospetto della capolista. La qualità ha sbrogliato una faccenda che stava facendosi complicata: lo scambio Ambro-Felici sullo stretto e il destro a giro del Classe 2001 sono merce rara sul bancone della quarta serie. Serviva la fiamma del singolo, dal momento che il calcio è spesso episodico e le partite possono farsi difficili strada facendo. Oggi il Palermo ha vinto soltanto 1-0 ma sarebbe potuta finire in goleada.

C’era grande attesa per il derby di questo pomeriggio: il Palermo veniva dalle prime difficoltà, da due partite senza un gol e dai primi acciacchi della stagione. Pergolizzi ha fatto di necessità virtù. Il duo Accardi-Peretti si è mostrato concreto e gagliardo, spazzando la palla quando doveva ed orchestrando con coraggio la retroguardia, tantoché i terzini hanno potuto spesso involarsi per fornire legna alla manovra offensiva dei rosa.

La vera novità di giornata è stato il centrocampo: finalmente il trequartista, finalmente il centrocampo a rombo. Costretto a fare a meno di Ricciardo, relegato in panchina per problemi gastro-intestinali nel riscaldamento, Pergolizzi ha inserito Kraja (inizialmente non previsto tra i titolari) per avanzare Ambro sulla trequarti. La sensazione fin dai primi minuti di gara è stata chiarissima: oggi il Palermo non avrebbe dato punti di riferimento, il Messina sembrava un avversario colpito da tergo dalla mossa più inattesa.

Ambro, seppur giocando una partita non brillantissima (assist a parte), ha avuto una valenza tattica straordinaria: ha fatto da collante tra un centrocampo denso (Martin, Martinelli e Kraja) ed un attacco mobilissimo che sembrava sparire per ricomparire tutto d’un tratto; ha così potuto rendere la manovra più fluida, offrendo maggiori soluzioni in attacco e liberando Martin dal pressing. Il francese si è così distinto nel dare ordine ed ordini, mentre Martinelli svuotava i polmoni nella rincorsa ai portatori di palla messinesi.

Una nota di merito per Kraja: trattasi di un tuttocampistache ha giocato da mezzala di destra, esterno di destra, trequartista a supporto di Ambro e senza disdegnare l’inserimento in area di rigore e la conclusione da fuori. A proposito, piccolo aggiornamento per chi ci sta seguendo: la traversa sta ancora tremando e non vuole saperne di smettere. La botta è stata terrificante, Kraja impatta solitamente il piede sul pallone con una violenza che si vede di rado in queste categorie. Sì, può diventare un gran tiratore.

A predicare nel deserto era il povero Santana: l’argentino si è allungato la carriera avanzando di qualche metro per disimpegnarsi dal lavoro difensivo, ma non è una prima punta. Dicasi falso nueve appunto.

Il capitano non ha il killer instinct del bomber, né i movimenti che più lo contraddistinguono: finiva per cadere nella trappola del fuorigioco, per non tirare pur di servire il compagno, per pensare un attimo di troppo. L’attaccante a volte non pensa e non guarda neppure. Sa dov’è la porta e calcia. E se ha calciato male e i compagni lo riprendono, fa finta di nulla. Questo non è Santana e il centravantismo non è la sua vocazione.

Accardi e Peretti sono invece due centrali puri da difesa a 4. Non dovrebbero giocare possibilmente mai a sinistra, destra, centro-destra, centro-sinistra, centro-centro-destra, etc., ma solamente al centro. Come ci hanno ben dimostrato oggi, i due giovani, con le loro pecche e i loro pregi, sono nati per difendere. Ma non per impostare, né per spingere. Certo che la stagione costringe e costringerà a dare più ruoli, anche se forzatamente, a singoli uomini.

Il Palermo è difatti una scacchiera di soli pedoni. Qualche volta il singolo di giornata decide di impugnare lo scettro e diventare re. Oggi è capitato a Felici ed era giusto che capitasse a lui dopo un momento di appannamento e l’esclusione dall’undici di Palmi. Grazie alla sua perla, il Palermo è tornato a correre e a fare il vuoto sulle inseguitrici.

Ah, piccolo suggerimento in explicit per la società: le cene a lume di candela sono romantiche, le partite di calcio un po’ meno. Si accendano le luci la prossima volta, non si vedeva quasi più nulla nei minuti finali. Grazie.

 

 

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