Martin Palermo

Il Palermo ha perso. Una notizia che, nel contesto particolare in cui si è trovata la squadra rosa-nero, ha destato clamore. Le partite precedenti avevano segnalato, in casa soprattutto, una squadra imbattibile, con il bel gioco a fare da ornamento allo spettacolo generale dello stadio, pieno di 15.000 persone che cantavano e tifavano.

L’incantesimo non si è spezzato ieri: nel calcio, così come nella vita, le sconfitte servono da lezione, per poter migliorare quanto è andato storto.

Il Palermo si è dimostrato normale, e ha assaporato il dispiacere della sconfitta dopo avere a lungo gustato il sapore della vittoria. Ma c’è una cosa che è parsa evidente nell’analisi della partita con il Savoia.

La squadra campana e l’allenatore Parlato, hanno studiato bene i punti deboli che erano soltanto celati dai brillanti risultati ottenuti nelle dieci giornate precedenti. Hanno colpito lì, dove il nervo è più scoperto e hanno impostato la partita sul binario che loro desideravano, ed il Palermo non ha saputo reagire, se non con la rabbia e l’ingenuità di chi vuole vincere sempre senza deludere la platea.

Ebbene quel nervo scoperto è proprio il centrocampo: arginato Martin, da una costante marcatura a uomo, il Palermo non ha più saputo impostare velocemente la manovra, servendosi di lanci lunghi dalla difesa.

Non sono pervenuti i guizzi di Felici, o un colpo da biliardo di Ficarrotta, né è bastata la tenacia di Ricciardo a risolvere la partita.

Questo sta a significare che, il Palermo, dipende dal n°8 francese più di quanto prima si pensasse. I suoi cambi di gioco, la sua tecnica e rapidità hanno sempre permesso alla squadra allenata da Pergolizzi una manovra fluida, che con pochi tocchi di palla e la corsa degli esterni riusciva ad imbastire azioni su azioni.

Ieri tutto questo è mancato, e non è bastato un Martinelli recupera palloni a salvare una prestazione che non voleva accennare a migliorare. Non è mai scoccata la scintilla, quella sensazione che da un momento all’altro qualcosa potesse cambiare.

Quindi arbitro a parte, Savoia un po’ provocatorio ma intelligente ad intuire forse prima di chiunque altro avversario che la forza del Palermo parte tanto dal centrocampo. Martin che imposta, Martinelli che ruba palloni e Kraja che con il suo rapido tocco palla avanza. Tutto questo è mancato.

Non è un caso allora che il detto reciti: Le partite si vincono a centrocampo“.

 

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