Esaltare una squadra che vince può sembrare il compito più semplice da svolgere. Vi basterà prendere in considerazione i suoi numeri, le sue statistiche, “ardua sentenza” del calcio, e posarli su un tavolo per dare la più chiara dimostrazione dei fatti. Il Palermo ha vinto 8 partite su 8, è la miglior difesa ed il miglior attacco del campionato: e così l’articolo potrebbe già chiudersi, con tanti saluti ai detrattori. Ma nella fattispecie si darebbe una visione distorta della realtà, poiché il Palermo è sì stata sinora una squadra invincibile, ma non una “macchina perfetta” e, cosa straordinaria, è forse questo uno dei suoi più grandi pregi.

Il Palermo di Pergolizzi è nato poco tempo fa dalle macerie di una storia terribile, ed è ancora una squadra “fanciulla”, che vive di certe amnesie ma che sa crescere dalle sue distrazioni. Palermo-Licata può essere sotto questo aspetto paradigmatica. Il Palermo, come a Biancavilla, è andato sotto nel punteggio, ma da “bravo scolaro” ha appreso all’istante la lezione ed è ripartito, dai suoi stessi errori, più consapevole di sé.

Poi, diciamocela tutta, i singoli hanno aiutato: dal guizzo di Felici è sorto il pareggio, anche se con la complicità del portiere ospite; Santana ha voluto invece ricordare che gli anni che passano non possono scalfire il talento, e con due tocchi da manuale ha ribaltato l’incontro. E come a Biancavilla, la rimonta si è concretizzata nel giro di due minuti. Allora è stato tutto semplice, no? No. Nel secondo tempo, la squadra ha pagato il calo dei ritmi e si è lasciata ipnotizzare da un avversario sempre guardingo, mai domo, e che avrebbe potuto riequilibrare i conti se Doda non avesse deciso di immolarsi a favore di tutto il gruppo; lo stesso Doda che nel primo tempo aveva scelleratamente appoggiato un pallone all’indietro, che si è trasformato in quasi tap-in per l’attaccante licatese.

Il terzino è stato allora richiamato da Pelagotti, come negli ultimi scampoli del match Ambro, reo di non aver gestito bene il pallone, da Lancini, per poi essere entrambi rincuorati da altri compagni: il Palermo si dà sua sponte “bastone e carota”, conosce le sue debolezze ma non si dispera per queste, non vi rimugina sopra. Il Palermo vive il suo percorso di crescita giorno dopo giorno, con il sorriso di chi sa trovare la soluzione ai problemi, e di chi, ora sì, a conti fatti ha 24 punti in classifica e 8 di vantaggio sulle inseguitrici.

Ieri abbiamo visto il pubblico dopo lo 0-1 e cantava: ha fiducia nel gruppo ed ha imparato ad essere paziente; ha forse concesso alla squadra la facoltà di sbagliare di tanto in tanto. In fondo il piccolo Palermo sta ancora imparando a scrivere le lettere dell’alfabeto e qualcuno l’ha costretto a partire dall’ultima, dalla Z. Per arrivare alla prima servirà del tempo. Noi, auguriamoci soltanto che l’attesa non sia troppo lunga.

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