Questo è il tempo delle parole, delle buone intenzioni, dei buoni propositi. Ma le abbiamo già sentite frasi come “non dovrà più succedere” oppure “basta avventurieri” o ancora “una vergogna per la quinta città d’Italia”.
Riavvolgiamo il nastro. Esattamente 33 anni fa, le stesse frasi, le stesse dichiarazioni. Risultato? Siamo punto e a capo. Perché nel calcio contano due cose: soldi e passione.
I soldi per mantenere la squadra, la passione per crescere per nutrire ambizioni.
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Dobbiamo esser seri con i nostri lettori. Ancora un passo indietro al 1986, quando il Palermo di Matta fallisce. Ritorna dopo un anno, presidente Lagumina con l’appoggio di Sicindustria. Ma è un progetto limitato nel tempo perché Lagumina non ha la forza economica e dopo due anni cede. Iniziano gli anni di Ferrara e Polizzi. Grande, grandissima passione ma soldi pochi. Arriva in soccorso Sensi ma la situazione è difficilissima e per evitare il fallimento vende a Zamparini.
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Diciamo la verità, senza soldi non si canta messa. Senza i soldi di Zamparini non saremmo mai tornati in A per restarci più che dignitosamente. Morale? Oggi tutti parlano di puntare alla A nel giro di pochi anni. Ma ci vogliono imprenditori con soldi pesanti. In questi giorni fioccano i nomi dei possibili acquirenti. In pole position sembra esserci Dario Mirri con l’appoggio di Sagramola. Se Mirri diventa patron del Palermo siamo contenti perché è tifoso vero, ha grande passione e cuore rosanero. Inoltre è l’unico palermitano che ha messo soldi veri e questo gli andrà eternamente riconosciuto. Ma basta tutto questo per tornare in Serie A? Mirri forse dovrà farsi supportare economicamente per raggiungere quei 20-30 milioni necessari per puntare alla massima serie considerando che i primi anni sono soprattutto di passività. Non lo dico io ma esperti come Bellinazzo o un vecchio volpone come Perinetti che per iniziare forte ci vogliono investimenti e risorse importanti immediate.
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Soldi e passione. Forse per un nuovo grande inizio che non sia solo di 1-2 anni, al momento servono più i soldi. In questi giorni i nomi dei candidati sono sempre gli stessi, Mirri, Ferrero, Tony Di Piazza, Dragotto e la sua possibile cordata. E allora chiudiamo con una suggestione, con un suggerimento, con un’idea originale.
Tutti questi nomi o almeno una parte perché invece di essere esclusivi non possono essere inclusivi? Perché non si può ipotizzare una situazione di collaborazione fra l’imprenditore e il passionale?
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La passione di Mirri con i soldi di uno fra Ferrero e Di Piazza e poi le competenze di Sagramola come amministratore delegato. E perché no anche Miccichè, magari vicepresidente considerata l’esperienza.
È solo un’idea frutto della fantasia o qualcosa di tecnicamente realizzabile?.
Il tempo è galantuomo.
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1 commento

  1. Finiamola di dire che mirri è stato un benefattore perchè lui ha versato quei soldi per interesse perchè se il Palermo andava in serie A si prendeva l’esclusiva pubblicitaria e marketing per 4 anni pagando spiccioli….., dopociò se si vuole tornare almeno in cadetteria serve un’imprenditore con molta disponibilità economicae che conosca l’ambiente calcistico invece se l’ambizione è quella di avere una squadra che vivacchia in C ma di origine palermitana allora vabene mirri o dragotto.

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