I rosa verso l’esclusione dalla B.
Chi prenderà la squadra dovrà presentare un piano triennale con gli investimenti.
Il modello Parma. I ducali per il salto triplo hanno speso 30 milioni.
L’ex ds Perinetti: «Ma la scalata al Sud è più difficile. Serve un progetto serio».

Nell’articolo di Benedetto Giardina, sul Giornale di Sicilia in edicola oggi, si ipotizzano i costi che dovrà sostenere la nuova società per riportare in alto il club rosanero. 5 milioni da investire subito in serie D più altri 10 per provare ad essere promossi in Serie C.
Il piano triennale del Palermo, che dovrà arrivare nelle mani del sindaco soltanto dopo il pronunciamento degli organi federali, dovrà prevedere nel dettaglio anche queste disponibilità economiche presenti e future.
Nell’attesa che la federazione emetta il suo nefasto verdetto definitivo, c’è chi già però sta lavorando per il futuro ed i nomi sono sempre gli stessi, il duo Mirri-Sagramola, Ferrero, Preziosi e Cairo abbastanza defilati e l’autocandidatura dell’italo-americano Tony Di Piazza di cui abbiamo detto in altro articolo.
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Interessante l’analisi sull’esempio Parma che per passare dalla D alla A, ha investito 30 milioni di euro.
In Serie D si è verificato un buco da 1,7 milioni di euro poiché a fronte di 4,8 milioni di uscite sono stati incassati 3 milioni.
La mazzata, scrive Giardina, si verifica in Serie C quando il Parma ha speso 14 milioni di euro guadagnando meno della metà. La fortuna dei ducali è stata quella di trovare immediatamente la serie B.

Una situazione che per il Palermo potrebbe essere più complicata visto che il girone centro-meridionale è più difficile rispetto a quello del nord.
Ipotesi condivisa dall’ex direttore sportivo Giorgio Perinetti che si pronuncia anche sulla possibilità che il Palermo possa essere acquisito da chi già possiede una squadra in Serie A “Intanto in Serie D servono i mezzi: il campionato è complicato, ha una sola promozione e serve una struttura che deve essere per forza professionistica, viste le ambizioni, pur in un contesto che professionistico non è. Bisogna fare attenzione alle insidie, perché ci si presenta come la squadra da battere e tutti vogliono fare la partita dell’anno…
Visto che si deve ripartire dal basso, almeno lo si fa con le prospettive di una proprietà forte. Anche perché l’eventuale problema della doppia proprietà non verrebbe fuori prima di tre anni. È auspicabile che la società venga presa da chi possa creare sin da subito un percorso.”

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