Questo mondiale di calcio femminile non si sta dimostrando unicamente un evento sportivo di grande portata, altresì un evento culturale inaspettato che si sta facendo carico sulle sue spalle – anzi sui suoi piedi ­ della responsabilità di rispondere agli stereotipi di genere maschilisti e sessisti. Il tutto ha per sfondo l’amore: l’amore umano, l’amore verso la propria maglia, l’amore per il calcio e per la propria patria, ma soprattutto l’amore per il rispetto. Ne sono testimonianza in primis il bacio fra le calciatrici Eriksson e Harder, ed anche le parole della fuoriclasse brasiliana Marta «il calcio femminile ha bisogno di voi (Donne) per sopravvivere». 

Magda Eriksson e Pernille Harder sono una coppia e stanno insieme da 7 anni. Sarebbe riduttivo, oltre che disprezzativo, etichettare la loro storia solamente come quella di due lesbiche. La storia di queste ragazze è qualcosa di più. È una storia di tenacia e sacrifici che si cristallizzano in quel tenerissimo bacio alla fine dell’ottavo di finale tra Svezia e Canada. Lunedì scorso la Eriksson, insieme alle compagne svedesi, ha battuto il Canada 1 a 0 accedendo di conseguenza ai quarti di finale, che giocheranno oggi contro la Germania alle 18.30. A fine gara, la fidanzata Harder l’ha raggiunta in campo con la maglia della Svezia e le ha infuso un dolce bacio sulle labbra, per festeggiare il risultato. Il tutto fin qui sembra essere una semplice e felice storia d’amore, se non fosse per il fatto che Pernille Harder è la capitana della Nazionale danese, che non si è qualificata ai Mondiali di Francia proprio a causa della Svezia.

Il destino ha voluto pure che la Eriksson sia un difensore (del Chelsea), mentre l’Harder un attaccante (del Wolfsburg). Eppure qui fair-play e sentimenti si confondono per contrastare la misoginia, al giorno d’oggi sempre più dilagante. Proprio questo gesto va annoverato nella cittadina di Palermo, dove ieri si è svolto l’annuale gay pride e la prima società calcistica sta subendo un collasso economico-burocratico probabilmente perché oggetto di poco amore da parte di chi lo gestiva. Lo sport si rivela, per l’ennesima volta, deterrente della società. Una cosa che si fa cosa del mondo per abbracciare diversità e fragilità, e non per confinarle. Lo sport va a cercare la paura per dominarla, la fatica per trionfarne, la difficoltà per vincerla. Badate bene a questa particolare caratteristica: quando si apre il giornale, si leggono quasi sempre le pagine dedicate allo sport, cioè quelle alla fine. Vi si parla infatti delle imprese compiute da uomini e donne, e delle loro vittorie. Mentre la prima pagina parla, in genere, dei loro fallimenti. Lo sport è l’esperanto delle razze, e per questa ricorrenza ha assunto la facies di un caldo bacio d’amore per dimostrarcelo. 

di Filippo Triolo

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