Andare allo stadio o disertare lo stadio, questo è il problema.

Riprendiamo Shakespeare: “ Essere o non essere (presenti), questo è il problema. Se sia più nobile sopportare le percosse e le ingiurie di una sorte atroce, oppure prendere le armi contro un mare di guai e combattendo, annientarli”

Incredibile, il testo dell’Amleto sembra proprio scritto per le vicende rosanero!

Il dibattito è veramente acceso ed è difficile dire chi abbia ragione o meno.

Leggendo i commenti dei tifosi o ascoltandoli  per strada,  si leggono e si ascoltano le critiche più feroci, offese pesanti fino a vere cattiverie. Quelli che hanno scelto di disertare lo stadio come forma di lotta vengono appellati nei modi più decisi e determinati da quelli che invece hanno scelto la presenza al Barbera. Aggettivi come indegni, strisciati, pezzi di m…, pentiti, etc…,  sono fra i più comuni ed i più frequenti. Sembra che le ragioni di chi ha scelto questa forma di protesta contro le scelleratezze societarie compiuto da Zamparini negli ultimi anni non abbiano più comprensione, non siano più legittime o giustificate. Chi non va allo stadio ha torto e la sua guerra personale è solo un alibi, un pretesto. Questo traspare soprattutto dai messaggi sui social. Ma siamo sicuri che sia sempre così? Eppure i numeri danno ragione ai disertori, perché il danno a Zamparini è stato creato, piccolissimo ma c’è stato. Al botteghino poco più di un milione di euro in un’intera stagione.

Proviamo dunque a ribaltare le cose, vederle diversamente. Il tifoso da poltrona soffre, soffre tanto a dover rinunciare ad incitare la propria squadra. Soffre maledettamente a reprimere la sua gioia e manifestarla soltanto nel silenzio della sua casa. Il tifoso da poltrona è una vittima, uno che sta piangendo le conseguenze della sua lotta, che scalpita, si agita sulla poltrona, da solo, senza potersi sfogare. Uno che maledice continuamente chi lo ha ridotto in questo stato penoso, ma eroicamente vuole continuare la sua guerra  fino in fondo. Il tifoso da poltrona è un eroe, che non si piega, va avanti soffrendo fino a quando la situazione non cambierà veramente. Il tifoso da poltrona non è ritornato allo stadio, come promesso, perché non ci crede, non si fa ingannare da una serie di annunci e comunicati vaghi e nebulosi.  Vuole la certezza che il patron sia definitivamente uscito di scena. Solo allora abbandonerà la tristezza della sua poltrona casalinga per riprendersi la sua sediolina allo stadio. Il tifoso da poltrona è una vittima, non il carnefice della squadra, quello che vuole il male del Palermo. Anzi, dal suo punto di vista, è esattamente il contrario. Vuole talmente il bene del Palermo che soffre, si sacrifica nella sua lotta verso il cambiamento vero, reale e autentico.

Non pensate che anche questa prospettiva sia valida? Che anche il  tifoso da poltrona posso avere le sue ragioni?

Dopo il 30 dicembre capiremo meglio. Forse

 

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2 Commenti

  1. Non la penso così, perché allora Roma, Genoa, Sampdoria ecc. non dovrebbero avere pubblico. Non penso che Preziosi o Ferrero siano tanto meglio di zampa, ma sono contestatissimi, però per loro viene prima l’incitamento ai loro colori. Chi va allo stadio non va per Zamparini, ma va per la squadra, perché quello che contano sono i colori sociali, tutto il resto è nulla. P.s. a venir chiamato in quel modo che lei ha elencato, non sono quelli che stanno a casa ma quelli che vanno allo stadio. Guardi i vari commenti in tutti i siti che parlano di Palermo calcio. Finisco dicendo che per me allo stadio bisogna sempre andare perché si va pet incitare la squadra.

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