Palermo's Alessandro Diamanti (L) and Napoli's Lorenzo Insigne in action during the Italian Serie A soccer match US Palermo vs SSC Napoli at Renzo Barbera stadium in Palermo, Sicily island, Italy, 10 September 2016. ANSA/MIKE PALAZZOTTO

Torna a parlare Alino Diamanti del match che lo vedrà impegnato da protagonista oggi al Barbera. Partita che lui sente particolarmente data la sua esperienza a Palermo, dove ha vestito anche la fascia da capitano.
Ha vestito tante maglie fuori e dentro il territorio italiano, ma ha voluto sottolineare come sentisse quella rosanero dicendo:“Una città che mi è rimasta dentro. Non sarei mai andato via. Ho pianto lasciandola.”.

Dopo 9 anni è tornato a Livorno, dove aveva cominciato a farsi vedere all’interno del grande calcio, da calciatore ormai passato per alcuni ma lui riesce ancora a smentirli mostrando grandi giocate, come durante l’ultima giornata con il Foggia. Uomo in più del Livorno ultimo in classifica che prova ad attaccarsi all’esperienza e alla tecnica del fantasista di Prato, è stato sottoposto a delle domande dal Corriere dello Sport nella rubrica l’uomo del giorno.

-L’affetto al Sud-
«E’ come nel film “Benvenuti al Sud” – sorride – non avevo mai giocato sotto la Toscana, per questo scelsi Palermo su consiglio di un grande amico che c’era stato come Alberto Gilardino. Ho pianto venendo via, la mia famiglia si era trovata splendidamente, i palermitani hanno capito che avevo dato tutto pur in mezzo a tante difficoltà, hanno riconosciuto la mia professionalità e mi hanno applaudito all’ultima stagionale contro l’Empoli»

-Zamparini non l’ha trattata bene, quando se ne andò disse a Palermo mi hanno tolto la voglia di giocare-
«Ora non ha più senso parlarne, chiudiamola qua. Torno con grande piacere al Barbera, questo sì»

-In Sicilia ha vissuto un anno piuttosto vivace. Panchine girevoli, Ballardini, De Zerbi, Corini, Diego Lopez, persino due ds, Daniele Faggiano e Nicola Salerno.-
«Mettiamoci pure Dario Simic, che è rimasto sì e no un mese… Ma dei nomi che hai fatto voglio dire grazie a De Zerbi. Grande persona e grande allenatore, lo vidi subito anche in un contesto così complicato. Roberto è bravissimo, preparazione, studio, cura dei dettagli. Sta dimostrando il suo valore a Sassuolo dove lo seguono e lo lasciano lavorare». […] «Posso dire che io in questo lavoro mi sono sempre lasciato trasportare dalla passione, e ho badato più al campo che a quanto accadeva fuori. I patron mettono i soldi e, giusto e sbagliato che sia, fanno muovere questo mondo. Ognuno ha il suo carattere, non mi sento di dare giudizi»

-Che la passione sia il suo motore lo si vede ogni volta sul campo. Pure a 35 anni suonati.-
«Gli stimoli li ho sempre avuti, io mi diverto a giocare. Ma i discorsi sull’età sono un fatto molto italiano. Negli altri paesi dove sono stato non si bada troppo all’anagrafe. Se uno è forte e merita, gioca. Stop. Ed è un peccato che da noi la si pensi così perché dovrebbe parlare sempre il campo. E poi… Alla fine le società sono più interessate a lanciare i ragazzi perché si garantiscono il futuro. Uno di 35 anni non lo rivenderai mai bene come uno di 23, anche se magari offre un rendimento migliore».[…] «E’ questo che intendevo dicendo che rappresento un mondo che non c’è più. Il 90% dei calciatori di oggi non sanno di cosa stiamo parlando. Parliamo di cuore, di regalare emozioni, di far divertire le persone. Che, badate bene, non vuol dire giocare di tacco o cercare solo le finezze fini a se stesse. Vuol dire trasmettere qualcosa a chi ti viene a vedere».

-Insomma i numeri 10 non esistono più. Ma nel panorama odierno c’è secondo lei qualcuno che assicura questo brivido?-
«Il calcio di cui parlo io è diverso da tutto quello che si vede oggi ma ce l’ho un nome con queste qualità: Paulo Dybala. Mi piace moltissimo proprio per il suo modo di muoversi col pallone. Se posso permettermi un consiglio, gli ci vorrebbe in più solo un po’ di “garra” sudamericana o, come diciamo in toscano, di ignoranza. Allora per me Dybala diverrebbe un campione a 360 gradi».

-Nel Palermo di oggi non mancano i fantasisti. Con uno, Trajkovski, ha giocato nel 2016/17.-
«Lo conosco bene, ha grande qualità ed è un altro che, se vuole, può esprimersi davvero ad alti livelli. Trajkovski è un bravissimo ragazzo, quest’anno sta facendo molto bene e dovremo guardarci da lui come dai tanti altri giocatori di spicco che ha il Palermo. Ma io non devo confrontarmi con nessuno, voglio solo dare il massimo».

-Il Livorno si salva?-
«Il Livorno si deve salvare! Stiamo costruendo per questo una squadra orgogliosa come la città, impegnata a dare le soddisfazioni che meritano questi colori. Ce la mettiamo tutta, lavoriamo con umiltà, e anche contro la capolista ci presenteremo con il rispetto che il Palermo incute ma senza timore per dire la nostra. Inutile sottolineare che la partita è difficilissima: loro sono costruiti per la A noi per salvarci. Ma daremo filo da torcere, questo è certo».

-Che accoglienza s’aspetta al Barbera?-
«Mi farà piacere tornare a vedere tanta gente con cui ho condiviso un anno, dagli steward ai magazzinieri. E’ bello anche rivedere la gente che non mi ha mai fatto mancare affetto. Stadio più pieno ora che Zamparini se ne è andato? Non lo so, ho avuto la fortuna di vedere il Barbera pieno e so che fa impressione. Auguro al Palermo una marcia trionfale ma a partire da domenica. Il mio Livorno si batterà perché ha cuore»

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