Preoccupazione coronavirus anche negli Usa. Oltre 200 le persone contagiate, diversi le persone decedute ed alcuni Stati hanno già dichiarato lo “Stato di emergenza”.

In California, dove si è già verificato il primo caso di decesso da virus corona, vive il nostro connazionale Tano Miceli, “Zietto della Califonia”, che non nasconde ai nostri microfoni di essere preoccupato per quello che sta succedendo nel nostro Paese:
“In questo periodo mi interesso più di quello che sta accadendo in Italia che di quanto sta succedendo qui. Il mio pensiero è costantemente rivolto alla Sicilia ed all’ Europa, Francia e Germania. Ho parenti ed amici ovunque e sono preoccupato per loro. La California è un territorio vastissimo, tutto è iniziato nelle grandi città del nord, io vivo a Dana Point quasi al confine con il Messico. E’ vero che si è verificato un decesso da coronavirus ed è stato dichiarato lo stato di emergenza anche in California, ma è una Paese molto popolato che conta circa 40 milioni di abitanti.”

Qual è la situazione negli USA:
“Penso che siamo ancora all’inizio e che il contagio dovrà fare il suo corso. La gente però comincia ad avere paura. Io vivo in barca, anche se ho i servizi a bordo la mattina faccio la toletta in Marina. Andando in bagno mi è capitato di tossire, una tosse normale, dovuta ad un solletico della gola perché avevo finito di fumare, ed un tizio che stava facendo la doccia è uscito cominciando ad urlare che dovevo andare via, recarmi da un dottore perché stavo infettando tutti. Mi sono avvicinato e lui è scappato, mi sono messo a ridere.
Le persone hanno cominciato a fare scorte alimentari, ma non sta accadendo quello che avviene in Europa.”

Quali precauzioni stai adottando per proteggerti?
“Sono un soggetto a rischio, per l’età e per i problemi di salute che ho avuto. Pertanto, esco molto di meno. Continuo a giocare a golf, perché è uno sport che si pratica all’aria aperta, ma evito di salutare la gente baciandola sulle guancie, prima ero “u zu vasa vasa” ora non bacio più nessuno, mi disinfetto spesso le mani e non vado più al supermercato, la spesa me la faccio portare.”

Qual è il tuo più grande rammarico?
“Aver dovuto rinunciare un mese fa a venire in Italia. Avevo paura di non poter più rientrare. Qui ci sono controlli severissimi, addirittura hanno già annullato molti voli e si viaggia molto meno. Penso anche che non riuscirò a venire a Palermo per la fine del campionato, sono convinto che siamo in una fase iniziale e presto ci sarà un boom anche negli Stati Uniti. Ma qui sono furbi, non stanno creando allarmismi, stanno cercando di contenere la diffusione del panico. Le persone a rischio come me hanno già preso le precauzioni, evitando di andare al cinema, al teatro e di stare nei luoghi affollati. Nella zona dove vivo le scuole sono ancora aperte e non ci sono paranoie che sto vedendo in Italia. Ma parlando con amici che vivono a New York nei supermercati si stanno verificando casi simili a quelli italiani. Penso di aver fatto bene a non venire perché sicuramente mi sarei nuovamente ammalato. Ma spero che tutto rientri al più presto perché è in programma di tornare a Palermo con il gruppo di amici del vicepresidente Tony Di Piazza.”

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