La voglia di dare continuità, di non perdere contatto dal 2° posto, di dare prova che la vittoria convincente contro la Juve Stabia non fosse solo un caso. C’era tutto questo per il Palermo di mister Baldini e c’era tanto anche per il Foggia: la voglia di riprendersi lo “Zaccheria” la cui vittoria manca da metà dicembre e il tentativo di rientrare nel circolo dei Playoff. Il 3-4-2-1 da un lato (modulo mai visto nell’era Baldini) e il 4-3-3 dall’altro. Un esperimento, quello del tecnico rosanero, che non ha entusiasmato, ma che non è stato motivo principale del 2-1 maturato nella prima frazione in favore dei padroni di casa.

Il Foggia, é partito meglio e già dopo 3′ era in vantaggio grazie al gol di Di Paoloantonio (neo acquisto della società pugliese). Male Valente in copertura, immobile Pelagotti (e incolpevole). Floriano morbido a concedere quel traversone dalla fascia. Insomma non il migliore inizio per i siciliani, che pure alzano il baricentro e reagiscono. Si alzano i ritmi e la pressione; il pallone comincia ad essere costantemente nella metà campo avversaria, ma le occasioni sono poche. Solo un “regalo” , permette alla fine al Palermo di trovare il gol del pari: Brunori, su assist di Floriano, calcia praticamente a porta vuota dopo che Volpe si era fermato per infortunio. Una beffa, si, ma non c’è stato nulla di irregolare. Dunque 1-1 e palla al centro tra le proteste generale e i mugugni dei tifosi rossoneri.

Il Palermo dell’era “Baldiniana” ha però mostrato, ancora una volta, tutto il suo poco equilibrio. E così al 35′, su lancio di Domingo (entrato al posto del “povero” Volpe) Lancini fa rimbalzare due volte il pallone, dà modo a Curcio di girarsi e scaricare su Merola che non sbaglia a tu per tu con Pelagotti. Un suicidio, una follia, ma non è tutto: Baldini cambia tutto e passa di nuovo alla difesa a 4; fuori Odjer, Felici e Floriano e dentro De Rose, Crivello e Soleri. Modulo originario, vecchi guai. Sul finire della prima frazione proprio Crivello ha sul piede sinistro la palla del possibile pareggio ma l’ex Frosinone calcia goffamente a lato. Confusione, appannamento, niente di quanto visto solo 3 giorni fa.

Tanta voglia nel secondo tempo, ma fine a se stessa. Il Palermo prende campo nei primi 5 minuti della seconda frazione, ma non calcia verso la porta. Al 55′ altro sbandamento difensivo: Crivello non segue Garofalo e stringe verso il centro. L’esterno di Zeman fa 3-1 con un piattone che si scaglia sotto l’incrocio dei pali. Apoteosi Foggia, apocalisse Palermo. Difensivamente gli ospiti non hanno soltanto confermato le solite pecche, hanno fatto oltremodo peggio. Al 67′, spazio anche al poker: Curcio col piede una volta viene fermato da due passi da Pelagotti, ma al secondo tentativo, con la testa, mette in rete. Pubblico in estasi, Palermo sulle ginocchia.

Da qui in poi solo tentativi di reazione confusi, poco lucidi e dettati dalla fretta di risolvere l’irrisolvibile. Brunori a tu per tu con Domingo non fa il 4-2. É la resa definitiva. Il Foggia sfiora più volte il 5-1, ma poco importava, a questo punto. Offensivamente, i rosa non hanno poi fatto nemmeno male, ma la difesa è sconnessa, le fasce un luogo aperto a tutti, ad accesso libero. É una sconfitta che ridimensiona il campionato del Palermo, che fa capire che forse non si è pronti al 2° posto. Obiettivamente, lassù c’è di meglio. E con la vittoria del Catanzaro (1-0 contro la Paganese) il secondo gradino del Girone C è a – 6. Con Filippi, forse, si giocava peggio, ma c’era più equilibrio. Questo è un dato di fatto. Più ordine. Baldini ha da lavorare, ma il tempo a disposizione non è più molto. In trasferta, i rosa continuano ad essere da retrocessione, mentre Foggia in particolare, resta come un anno fa la meta del disastro e delle mille riflessioni.

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