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Palermo, sentenza del processo Stirpe: 26 condanne

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Palermo, sentenza del processo Stirpe: 26 condanne

La Corte d’Appello di Palermo ha emesso la sentenza per il processo derivato dalle inchieste “Stirpe” e “Stirpe 2”, concluse nel 2021 e rivolte contro il mandamento mafioso di Brancaccio. Le indagini avevano fatto emergere un vasto sistema di estorsioni, con ben 46 episodi di pizzo mai denunciati. Queste coinvolgevano commercianti e imprenditori locali. In un procedimento parallelo, circa trenta di loro sono stati accusati di favoreggiamento, poiché avrebbero negato i fatti anche di fronte alle intercettazioni.

Palermo, processo Stirpe: le condanne

Il processo d’appello, che si chiude con 26 condanne e 2 assoluzioni, conferma in gran parte la sentenza di primo grado emessa nel gennaio 2024 dal gup Maria Cristina Sala. A presiedere il collegio giudicante è stato il magistrato Angelo Pellino, affiancato dai consiglieri Mario Conte e Luisa Anna Cattina. Una delle novità più significative è stata la collaborazione con la giustizia di Vincenzo Petrocciani, uno degli imputati principali. Quest’ultimo ha deciso di collaborare proprio alla vigilia del verdetto. Tale decisione gli ha permesso di ottenere le attenuanti generiche e una riduzione della pena da 11 a 9 anni.

Due imputati sono stati assolti in secondo grado. Vittorio Bruno, precedentemente condannato a 6 anni e 4 mesi, e Maria Mirabella, che aveva ricevuto un anno e 4 mesi. Le condanne più pesanti sono state invece confermate per i vertici del mandamento: Tommaso Militello (14 anni), Antonino Lo Nigro (13 anni), Antonino Chiappara (12 anni), Maurizio Di Fede (16 anni, 4 mesi e 20 giorni) e Pietro Paolo Garofalo (15 anni, 2 mesi e 20 giorni). Confermate anche le pene per Antonino Lauricella (10 anni e 4 mesi), Andrea Seidita (8 anni), Girolamo Celesia “Jimmy” (3 anni), Giuseppe Orilia (8 anni e 4 mesi) e Gioacchino Di Maggio (5 anni e 8 mesi).

I risarcimenti

Altri imputati hanno ricevuto leggere riduzioni o rimodulazioni di pena, mentre per Settimo Centineo e Antonino Mulè i giudici hanno riconosciuto la “continuazione” con precedenti condanne, che ha portato a un ricalcolo complessivo: 8 anni per il primo (invece di 6) e 10 anni e mezzo per il secondo (invece di 7). La Corte ha inoltre confermato i risarcimenti civili in favore delle parti lese, tra cui il Comune di Palermo, il Centro Pio La Torre, la Fondazione Falcone, Confcommercio, Fai, Sos Impresa, Solidaria e l’ospedale Civico, riconoscendo l’impatto sociale del sistema estorsivo scoperto.

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