
Palermo, non c’è molto da dire
Non c’è molto da dire…e da scrivere…non perché manchino le parole, ma perché le parole, ormai, sembrano aver perso significato. Il Palermo ha raccontato la sua stagione nelle ultime due partite, come in una sintesi perfetta di un campionato altalenante: prima l’exploit entusiasmante contro il Sassuolo, un 5-3 che aveva acceso una fiammella d’illusione; poi, il crollo senza appello a Bari, in una gara piatta, priva di mordente, giocata come se anche un pareggio potesse andar bene.
Il calcio, però, non perdona chi tira i remi in barca. E il Bari, pur modesto, ci ha creduto di più, ha avuto fame, ha punito un Palermo svogliato proprio sul gong. Un Bari che, ironia della sorte, ha poi perso in casa contro il Modena, confermando che non fosse poi questa grande squadra. Ma anche questo fa parte del copione: il Palermo ha il potere di resuscitare chiunque, di far brillare anche chi non luccica.
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Domani si va a Catanzaro, altra sfida cruciale, altro spareggio per restare aggrappati a un treno playoff che appare più come una roulette russa che come una concreta occasione di gloria. E allora cosa resta da dire? Nulla. Perché si è già detto tutto: delle illusioni e delle disillusioni, dei proclami puntualmente smentiti dai fatti, di una mentalità che continua a latitare e di un allenatore che non è mai riuscito a infondere alla squadra quella feroce determinazione necessaria per salire di livello.
Restano cinque partite, cinque tappe per poter eventualmente accedere alla sesta, ma con un destino che permane incerto. Il calendario, sulla carta, sembra dare una mano: superato l’ostacolo Catanzaro, ci sarebbero tre gare casalinghe e una sola trasferta, a Cesena, contro un’altra diretta concorrente che ieri ha perso con il Sassuolo. Ma con questo Palermo la logica non esiste. I conti non tornano mai. La fiducia è un bene raro. E allora anche un pareggio domani potrebbe sembrare oro, ma solo se poi si cambia passo davvero.
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Non c’è molto da dire. C’è solo da guardare, da osservare, da sperare. Che questa squadra, almeno per una volta, sorprenda in positivo. Che scelga di essere protagonista e non comparsa. Perché il tempo delle chiacchiere è finito da un pezzo.
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