Čestmír Vycpálek, un cecoslovacco a Palermo
Oggi parleremo di un uomo che ha avuto un ruolo importante non solo nel Palermo, ma che ha anche vinto due scudetti con la Juventus raggiungendo anche una finale di Coppa dei Campioni.
Čestmír Vycpálek, noto anche come “Cesto”, è una figura leggendaria che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del Palermo, sia come giocatore che come allenatore. Nel 1947, il ventiseienne Vycpálek arrivò a Palermo. Inizialmente, non era entusiasta della sua nuova destinazione, ma presto la città siciliana conquistò il suo cuore. Vycpálek rimase al Palermo per cinque stagioni, diventando una figura chiave della squadra. Nella sua prima stagione (1947-1948), contribuì alla promozione del Palermo in Serie A, diventando poi il primo straniero a ricoprire il ruolo di capitano in un campionato italiano di massima serie. Un momento memorabile della sua carriera fu il 23 ottobre 1948, quando segnò una tripletta nella vittoria per 3-0 contro la Roma, diventando il primo calciatore straniero del Palermo a realizzare questa impresa in Serie A.
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Dopo aver concluso la sua carriera da giocatore, Vycpálek tornò a Palermo nel 1958 per iniziare la sua avventura come allenatore. Nella stagione 1958-1959, guidò il Palermo al secondo posto nel campionato cadetto, ottenendo la promozione in Serie A. Il suo legame con la città si rafforzò ulteriormente quando, dopo l’occupazione della Cecoslovacchia da parte dell’Armata Rossa durante la Primavera di Praga, Vycpálek decise di far trasferire la sua famiglia a Palermo. Purtroppo, la sua esperienza sulla panchina rosa nero si concluse il 15 maggio 1960, quando venne esonerato poche ore prima di una partita contro l’Inter.
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Ma il suo amore per Palermo era rimasto intatto ed infatti in città tornò a vivere stabilendosi definitivamente nella sua villa di Mondello.
Morì la mattina del 5 maggio 2002, dieci giorni prima di compiere 81 anni, nella domenica in cui la Juventus vinse il suo 26º scudetto; esattamente trent’anni prima era morto un suo figlio (nato a Palermo) nell’incidente aereo del volo Alitalia 112. Sepolto a Palermo, nel 2014 il Comune ha rinominato “Vycpálek” il piazzale antistante lo stadio Renzo Barbera.
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Ma l’influenza di Čestmír Vycpálek nel mondo del calcio non si limitò solo alla sua carriera personale. Ebbe infatti un ruolo fondamentale nella vita e nella carriera di suo nipote Zdeněk Zeman, uno degli allenatori più iconici e controversi del calcio italiano di cui parleremo in un prossimo episodio. Nel 1968, durante la Primavera di Praga, il giovane Zeman, allora ventunenne, si recò a Palermo per trascorrere quattro mesi con lo zio Čestmír. Questo viaggio si rivelò cruciale per il futuro del giovane ceco. Quando le truppe del Patto di Varsavia invasero la Cecoslovacchia il 20 agosto di quell’anno, Zeman decise di non tornare in patria e di rimanere in Sicilia.
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Vycpálek accolse il nipote a braccia aperte, diventando per lui non solo un punto di riferimento familiare, ma anche una guida nel mondo del calcio. Fu proprio durante questo periodo che Zeman iniziò a sviluppare la sua passione per l’allenamento e la tattica calcistica. Lo zio Čestmír ebbe un’influenza significativa sullo stile di gioco e sulla filosofia calcistica di Zeman. Vycpálek era noto per il suo gioco tecnico e la sua visione offensiva, caratteristiche che si ritrovano amplificate nel calcio spettacolare e ultra-offensivo di Zeman. Le prime esperienze di Zeman nel calcio italiano furono sotto la guida dello zio, che gli trasmise le basi del calcio italiano mescolate con l’approccio tecnico della scuola cecoslovacca. L’esempio di Vycpálek come giocatore e allenatore instillò in Zeman una forte etica del lavoro e una dedizione totale al calcio.
Grazie allo zio, Zeman sviluppò un forte legame con Palermo, città che considera la sua “seconda città dopo Praga”. Qui non solo iniziò la sua carriera di allenatore nel settore giovanile del Palermo nel 1974, ma trovò anche l’amore, sposando Chiara Perricone nello stesso anno. Curiosamente, fu proprio lo zio Čestmír a introdurre Zeman al vizio del fumo, un’abitudine che sarebbe diventata parte integrante dell’immagine pubblica del “Boemo”. Questo aneddoto dimostra come l’influenza di Vycpálek su Zeman andasse ben oltre gli aspetti puramente calcistici.
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In conclusione, Čestmír Vycpálek non è stato solo un grande protagonista del calcio palermitano, ma ha anche svolto un ruolo cruciale nel plasmare la carriera e la vita di Zdeněk Zeman. L’eredità di Vycpálek vive attraverso le innovazioni tattiche e la filosofia calcistica del nipote, che ha portato avanti la tradizione familiare nel calcio italiano con uno stile unico e riconoscibile. Vycpálek è ricordato come un centrocampista dotato di grande tecnica e un allenatore capace. La sua storia a Palermo è un esempio di come un calciatore straniero possa integrarsi perfettamente in una nuova realtà, diventando un simbolo della squadra e della città. Il suo amore per Palermo e il suo contributo al calcio siciliano lo rendono una figura indimenticabile nella storia del club rosa nero.
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