Non c’è dubbio che in passato il Palermo abbia avuto problemi con la gestione delle panchine. Ma questo era strettamente legato al carattere e alla personalità del patron Zamparini.
Oggi però, facendo una breve riflessione, ci si accorge di un fatto particolarmente curioso che ovviamente non chiama in causa la nuova società rosanero ma la carriera di chi ha occupato la panchina in questi ultimi anni. Tutti, ma proprio tutti i tecnici che hanno occupato la panchina del Palermo oggi, in questo campionato, sono disoccupati, perché esonerati o perché hanno preferito dimettersi.
Pergolizzi, missione compiuta in D
L’allenatore scelto dal presidente Mirri per disputare il campionato della rinascita in Serie D nella stagione 2019/2020 fu Rosario Pergolizzi. Ricordato a Palermo per essere stato l’allenatore della Primavera che aveva vinto lo scudetto di categoria nel 2009, era considerato il profilo giusto per guidare un gruppo che aveva come unico obiettivo quello di vincere. Avendo scarsa esperienza come allenatore di prima squadra, soprattutto in una piazza come Palermo, non ebbe mai il pieno sostegno dell’ambiente e non si dimostrò abile nella comunicazione. Tuttavia, la vittoria del campionato non fu mai in discussione. Alla fine della stagione 2019/2020 il club rosa, programmando la nuova stagione in Serie C, scelse di non confermarlo.
Boscaglia, una scintilla mai scoccata
Per affrontare la Serie C 2020/2021, la dirigenza di Viale del Fante decise di affidare la squadra a Roberto Boscaglia, sicuramente un lusso per la Serie C. Il tecnico di Gela vantava infatti centinaia di panchine fra Serie B e Serie C, con due promozioni in Serie B all’attivo, ottenute con Trapani e Virtus Entella. Tuttavia, l’entusiasmo sbandierato dall’allenatore in sede di presentazione durò pochissimo. Probabilmente a causa di un mercato poco attento alle sue richieste. Boscaglia sin dalle prime partite iniziò a mostrare una certa insofferenza, che si rifletteva nel rendimento della squadra. Non mancava mai di sottolineare con fastidio la mancanza di alternative nella rosa, ovviamente mancando di rispetto al gruppo di giocatori.
Una situazione di tensione sempre più pericolosa, che a febbraio esplose in tutta la sua gravità: una rissa nell’allenamento di rifinitura prima della trasferta di Viterbo fra Kanoute ed Almici, con quest’ultimo espulso nella partita contro la squadra laziale, finita con una sconfitta per 1 a 0. All’aeroporto di Fiumicino, in attesa di tornare a Palermo, Boscaglia fu esonerato per espressa richiesta dei giocatori, sembra. La squadra fu affidata allo storico vice Giacomo Filippi, che il tecnico di Gela conosceva dai tempi di Trapani per averlo allenato.
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Terminata la sua esperienza a Palermo, Boscaglia è rimasto fermo fino alla naturale scadenza del proprio contratto, al termine della scorsa stagione. Chiamato dal Foggia in Serie C la scorsa estate, già dalla conferenza stampa di presentazione non si distinse per umiltà. Atteggiamento che anche in questo caso non ha pagato, visto che dopo 5 partite con una vittoria, un pareggio e 3 sconfitte, l’ultima delle quali uno 0-4 casalingo contro il Pescara, è stato esonerato per calmare la piazza che lo aveva fatto oggetto di una pesante contestazione.
Filippi, il normalizzatore
Giacomo Filippi è diventato l’allenatore del Palermo in una situazione a dir poco problematica. Con una squadra in piena crisi di nervi, sfiduciata e fragile dopo mesi di tensioni accumulate con Boscaglia. Fuori dalla zona playoff e con un derby da giocare a Catania, da preparare in tre giorni. Eppure, con serenità e buon senso, e grazie alla stima guadagnata da parte del gruppo, il tecnico di Partinico riuscì a trasformare la squadra. Una vittoria storica in terra etnea, con una gara eroica giocata in dieci per 60 minuti, rivelò che quella squadra aveva valori umani importanti.
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Da quel momento, una media di due punti a partita e l’obiettivo playoff centrato, con il settimo posto finale. Eliminato dall’Avellino al primo turno nazionale, Filippi si guadagnò la conferma per la stagione 2021/2022. Ma sin dalle prime gare di campionato, il tecnico di Partinico sembrò aver perso il suo tocco magico. Un girone di andata con risultati altalenanti e con poche idee di gioco. A dicembre il crollo definitivo, con un pareggio e tre sconfitte senza mai segnare, l’ultima delle quali, a Latina prima della sosta natalizia, con i rosa a finire la gara in nove uomini.
Alla vigilia di Natale, il presidente Mirri a malincuore decise per l’esonero, cambiando per sempre la storia del Palermo. In questa stagione Filippi è stato chiamato dalla Viterbese in serie C, proprio la squadra che aveva causato l’inizio della sua carriera di allenatore. Ma il terzultimo posto dopo 13 gare ha spinto la dirigenza laziale a cambiare tecnico.
Baldinilandia
Silvio Baldini aveva un conto in sospeso con Palermo e con il Palermo. Chiamato da Zamparini nel 2003/2004 per guidare la squadra rosa con l’obiettivo di vincere il campionato di Serie B, fu cacciato all’inizio del girone di ritorno, quando era secondo in classifica, per aver risposto in malomodo alle critiche del presidente dopo una sconfitta. Voluto dal presidente Mirri, già in sede di presentazione parlò dei temi che sarebbero diventati il ritornello di un’esperienza magica.
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La fede, il destino, l’importanza del percorso, l’amore per la famiglia. Nessuno è mai riuscito a farlo parlare di moduli, o di tattica. Per Baldini il calcio è fede, passione e spiritualità. Un rapporto privilegiato con Santa Rosalia, le riflessioni sulla vita durante le battute di caccia in compagnia dei suoi cani. Lasciata da parte la filosofia, la sua squadra in campo era però tremendamente concreta. 25 partite da gennaio a giugno, con due sole sconfitte ed una sola gara senza segnare, a Catanzaro all’esordio. Giocatori irriconoscibili, nel senso buono del termine. Una squadra che ad inizio stagione collezionava figuracce in giro per il Sud Italia, che ha finito la stagione con 6 vittorie consecutive in trasferta fra campionato e playoff.
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Una città ai piedi del tecnico di Massa, un’avventura che sembrava appena all’inizio, ma a luglio tutto è andato in frantumi. Troppo ingombrante la presenza del City Football Group per un romantico come Silvio Baldini. Così, al primo pretesto, sono arrivate le dimissioni. Uno shock per club e tifosi, non per chi conosce Silvio Baldini. Chiamato a settembre dal Perugia che annaspava in Serie B, la sua esperienza in Umbria è durata solo tre partite. Tre sconfitte, e le dimissioni presentate in conferenza stampa a fine gara: “Questo gruppo non è una famiglia, non posso dare il mio contributo in queste condizioni”, l’epilogo del tecnico di Massa.
A cura di Mario Ferrigno
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