Adesso che non respiro più il tuo ossigeno, sento un senso di incompletezza dentro di me.
Adesso che siamo lontani, avverto il peso del tuo amore.

Nessuno ti capisce meglio di chi ti abbandona, perché questo implica un distacco, e il distacco porta con sé la sua innegabile pesantezza dei ricordi.
Ho trascorso pochi giorni con te; mi hai regalato la serenità che solo il vero amore sa concedere.
Io giallo dei tuoi lampioni, la vita in Taverna, il sale di Mondello, il vociare dei borghi, l’aria dei mercati, l’affetto dei baristi, il sorriso delle sognatrici, il colore dell’arte.

Mi hai insegnato tantissimo, in pochissimi giorni. Che tra le nostre finestre, troveremmo persone capaci di sistemare tutti i tuoi problemi. Sapremmo accudirti bene. Ho riconosciuto nei volti dei ragazzi, la curiosità e la preparazione che non fa invidia a nessuno. Ho sentito l’ardore dell’incondizionata forza dei giovani, la gioia di essere vicini. Se un domani tornassimo tutti insieme, se tutti quei ragazzi che hanno imparato e studiato fuori il “mestiere” amministrativo, la conoscenza dell’impresa, l’importanza del senso dello stato, il rispetto della legge, questa città non sarebbe la condanna che rappresenta oggi: chi nasce qui e vuole intraprendere un lavoro diverso da un impiego pubblico, deve andare via.

Perché la Mafia si è portata via tutto. Perché la paura, l’omertà e l’accidia delle generazioni passate ha distrutto quello che poteva oggi essere nostra ancora.
La nostra generazione non è più il passato, è il presente. È oggi, che noi dobbiamo fare. È oggi, che noi dobbiamo esserci. È oggi, che tutte quelle volte in cui abbiamo voluto cambiare il mondo intero, dobbiamo focalizzarci alla nostra Palermo.
Immaginate un ritorno in massa, dove tutti i ragazzi che hanno studiato o fatto esperienza, trovassero posto e creassero posto. Chi, cosa non ci invidierebbe?

Perché nascere in questa città corrisponde con il sapere di dover andare via, prima o poi, e chi invece ha la fortuna di nascere a Roma, a Milano, a Parigi, sa che se vuole, può rimanere. Che può restare vicino i propri cari, i propri affetti. Perché anche Palermo non può diventare un posto sicuro, dove sognare e vivere contemporaneamente?

Presto si svolgeranno le elezioni del prossimo sindaco. Indistintamente da chi sarà il vincitore, da cittadino, gli auguro di poter risolvere almeno un problema, tra i seguenti: i mal funzionamenti dell’ amministrazione pubblica, la scarsa cura e tutela per l’impresa privata e soprattutto la ristrutturazione del sistema della viabilità.

Ai miei concittadini invece chiedo di essere un po’ più furbi. All’estero, prima delle elezioni si combatte, ma una volta svolta la votazione, tutti insieme, nel rispetto della democrazia, si lavora per assicurare al bene comune la massima ottimizzazione delle scelte politiche e amministrative.
Noi tendiamo a combattere dopo le elezioni, sotto i banchi, con minacce mafiose o con metodi poco leciti.

Che sia un nuovo inizio.

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