Andrea scirè tifosi palermo

Andrea Scirè ha ventisette anni, vive in Inghilterra ed ha un amore innato per il Palermo. Non ha esitato a mostrarlo in diretta sui teleschermi sabato sera, mentre era sugli spalti di Wembley per assistere a Italia-Austria. Al petto la maglia rosanero, quella della ripartenza dalla Serie D a seguito del fallimento. In un’intervista rilasciata in esclusiva a TifosiPalermo.it ci ha raccontato la sua storia: dalle origini della sua passione alle emozioni vissute grazie alla Nazionale.

Io sono nato e cresciuto a Roma, ma mio padre è originario di Palermo. La squadra del cuore, purtroppo o per fortuna, si eredita dal papà. Quando ero in Italia, fino all’anno in cui eravamo in Serie B, ero abituato ad andare allo Stadio anche in trasferta. Ho tanti bei ricordi. Sono sempre stato sugli spalti, sia nei momenti più belli sia in quelli più brutti”. Poi il trasferimento in Inghilterra per lavoro e il tifo a distanza. La passione, infatti, non si è mai spenta. “Ho sempre seguito il Palermo, anche dall’estero. È la mia squadra del cuore. Seguire le partite delle categorie inferiori da lontano non è semplice. In Inghilterra ci sono tanti siciliani emigrati, ma i tifosi rosanero si contano sulle dita di una mano. La maggior parte sostiene le grandi squadre: dalla Juventus all’Inter“. Lui, da parte sua, è rimasto fedele ai colori rosanero. “A volte ascolto le radiocronache, mentre altre volte mi accontento degli aggiornamenti che mi scrive papà. I play-off di Serie C sono riuscito a vederli in diretta, non potevo perdermeli. La fede non la scegli, o ce l’hai o non ce l’hai. Io per fortuna ce l’ho”.

Andrea ed il suo Palermo a Wembley

È proprio per questa fede inamovibile che Andrea ha deciso di portare i suoi colori a Wembley, nonostante in campo non ci fosse il Palermo, bensì la Nazionale italiana. “Avevo comprato i biglietti per Italia-Turchia, la gara inaugurale di Euro 2020 che si sarebbe dovuta giocare lo scorso anno. Avevo anche sottoscritto la tessera Vivo Azzurro per avere il diritto di prelazione. La pandemia, però, ha causato il rinvio e dunque non ho potuto assistere al match dell’Olimpico perché tornare in Italia nella nuova data sarebbe stato complicato”. Una grande delusione, che tuttavia a distanza di tempo ha lasciato spazio ad una sorpresa. “Una settimana fa ho ricevuto una mail della Federazione, in cui mi veniva detto che essendo residente in Inghilterra ed avendo la tessera Vivo Azzurro avrei potuto avere diritto ad acquistare con la prelazione il biglietto per Italia-Austria. Non ho esitato ad accettare”.

È così che Andrea, insieme alla sua fidanzata – di origini spagnole – e ad un amico, è partito da Nottingham, in cui oggi vive e lavora come dipendente di Amazon, e si è recato a Wembley, a circa due ore di macchina. Prima, però, si è fermato davanti all’armadio. Il colore azzurro mancava all’appello. “Le maglie dell’Italia erano rimaste a Roma, mentre quelle del Palermo le ho sempre portate con me. Non ho avuto dubbi”. Il rosanero ha fatto sobbalzare dalla sedia in tanti di coloro che erano davanti al televisore. L’aspetto particolarmente significativo, inoltre, è che il ventisettenne palermitano indossava proprio la maglia della rinascita, quella della Serie D. “Un regalo della mia ragazza, che probabilmente ha capito quanto a livello calcistico stessimo vivendo un momento difficile ed ha voluto contribuire alla causa”, ci tiene a precisare.

Una emozione indimenticabile

Le emozioni vissute a Wembley sono ancora vivide nella sua mente. “Lo Stadio era a meno di un terzo della capienza, eravamo 25 mila. È però stato bello ugualmente, perché eravamo in un tempio del calcio”. E sulla gara: “Me la aspettavo diversa”, ammette. “Sono stato un po’ presuntuoso, credevo sarebbe stato più facile. Mi aspettavo un netto 3-0 come le altre volte. L’orologio invece scorreva ed il risultato rimaneva fermo sullo zero a zero. L’ansia saliva e ho avuto il timore che quella serata potesse trasformarsi in un incubo. Al gol di Arnautovic è calato il silenzio. Mi ero quasi rassegnato all’eliminazione, pensavo già a Italia-Svezia. Poi è arrivato inaspettatamente il Var review, anche se dagli spalti sembrava tutto regolare. Da lì si è riaccesa la speranza e tutto è iniziato a girare come doveva. I gol dell’Italia sono stati un’emozione fortissima. Sotto la porta della curva in cui eravamo. Abbiamo saltato tredici gradini e siamo andati lì ad esultare. Sono ancora a corto di voce”.

Adesso Andrea spera di potere ancora fare il tifo per l’Italia da vicino. “Mi auguro, per le semifinali o per la finale, nel caso in cui ci siano gli azzurri a Wembley, di avere nuovamente la possibilità di essere sugli spalti“. Ancora con la maglia rosanero, dato che in questa occasione ha portato bene. “Senza dubbio, ma questa volta penso che metterò quella del vecchio Palermo. Contro l’Austria abbiamo sofferto troppo“, precisa. L’ombra di un “derby in famiglia”, però, si affaccia alle sue spalle. Gli azzurri, infatti, potrebbero incontrare la Spagna in semifinale. “La mia fidanzata simpatizza per l’Italia, ma credo proprio che in quel caso tiferebbe per la sua Nazione. Speriamo di non incrociarci. Anche se forse potrebbe non andarci male. A Euro 2016 agli ottavi di finale vincemmo per 2-0”. E per quanto riguarda l’altro lato del tabellone, Andrea ammette di non avere intenzione di fare il tifo per l’Inghilterra, la Nazione in cui vive. L’alternativa è la Germania, ma anche lì meglio di no. Se dovesse scegliere, dunque, in finale contro l’Italia ci porterebbe la Danimarca di Simon Kjaer, vecchia conoscenza rosanero.

Il futuro del Palermo

Per quanto riguarda il suo Palermo, invece, la speranza è adesso quella di tornare ai vertici del calcio, dove merita di essere. Andrea, però, fissa una condizione. “Mi auguro che il club abbia una gestione equilibrata e bilanciata, piuttosto che venga portato avanti un progetto tale da raggiungere la Serie A in due anni e che successivamente la squadra rimanga a ‘galleggiare’ in massima serie. Preferirei aspettare gli anni che servono per un futuro sano, senza debiti. Mi piacerebbe che il Palermo diventi come l’Atalanta o almeno come il Sassuolo. Qualche anno fa eravamo lì, poi è andata male. Voglio tornare in alto, ma senza precipitare poco dopo”. E su potenziali investitori stranieri: “Siamo rimasti scottati molte volte dai rumors. I soldi servono, speriamo che arrivi qualcuno di serio che li abbia”.

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