Palermo, dalle parole ai fatti. A Cava un solo risultato: vincere… e convincere.
La volontà di vincerle tutte, la necessità di recuperare in classifica, la certezza che il decimo posto non è quello che rispecchia l’organico, la determinazione di non abbassare la guardia e mollare l’ambizione della promozione, la convinzione che questa è una buona squadra. Ne abbiamo sentite tante in questi giorni e tutte le dichiarazioni si indirizzavano verso un unico tema: il Palermo deve fare di più e ne ha la possibilità.
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Parole dolci per gli scoraggiati e delusi tifosi che vivono però di speranze. Quelle di poter vedere la squadra rosanero mettersi finalmente in marcia con un andamento costante e convincente. A partire da oggi a Cava de’ Tirreni, un campo dove tutte hanno vinto o comunque non perso. Insomma un’occasione ghiotta. Il Palermo contro la Cavese deve, e si sottolinea deve, vincere. Si dirà che così dicendo si mettono eccessive pressioni ma c’è un detto siciliano che rispecchia tutto molto bene: Di jornu unni vogghiu e di sira spardu l’ogghiu (“Di giorno non ne voglio e di sera consumo l’olio”). Che significa? Che se non hai fatto una certa cosa a tempo debito, poi sei costretto a rimediare senza appelli e facendo straordinari.
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Ecco, il Palermo non ha più appelli ed oggi ma anche domenica contro la Virtus Francavilla, unico obiettivo la vittoria. Altri risultati avranno il sapore della sconfitta. Diciamolo senza indugi: anche con partite magistrali, prestazioni eccellenti e gare recuperate perfino dopo svantaggi di 3 o 4 gol, pareggiate e non vinte, avranno il sapore della mediocrità e della frenata. Cosa che il Palermo non può permettersi. Con il nuovo anno, qualunque stop, anche parziale, sarebbe una semi-sconfitta e darebbe la brutta sensazione di una stagione destinata alla mediocrità. Cosa che onestamente questo organico non rispecchia.
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