Martina Martire è una curatrice emergente, laureata in “Scienze e Teconologie dell’arte, dello spettacolo e della moda”, attualmente studentessa magistrale in Storia dell’Arte e volontaria presso il ‘NoMafia Memorial’ di Palermo.
Vivere nel mondo dell’arte da curatrice è una scelta coraggiosa, che costringe i giovani a combattere con un sistema complesso e ristretto ad una cerchia elitaria. Martina è una testimonianza autentica di impegno, sacrificio e talento.

Da quanti anni ormai ti occupi della curatorìa dell’arte?
Dal 2018, il mio primo progetto curatoriale è stato “AAA cercarsi capro Espiatorio” a Palazzo Sant’Elia con l’artista palermitana, che oggi vive a Roma, Cristina Correnti. Un progetto che ho curato dalla A alla zeta sul ciclo del Malaussene di Daniel Pennac. Esperienza indimenticabile”.

Quanto è difficile, per un giovane del Sud Italia, inserirsi in
questo settore?
Dipende dal ragazzo e dal tipo di canale al quale si rivolge. Deve riuscire a distinguersi nel settore che lui mira a raggiungere e a non fare mosse sbagliate. La persistenza è un fattore determinante per i giovani di oggi. Ci vuole tanta determinazione, desiderio, fiducia in se stessi, voglia di risolvere i problemi e non lasciarsi abbattere alla prima sconfitta.

Quali sono gli strumenti culturali più importanti che deve avere un
professionista del settore?
Deve studiare e aggiornarsi continuamente, leggere e confrontarsi con un mondo che si evolve alla velocità della luce. La letteratura è un fattore fondamentale per la crescita professionale e culturale e l’esperienza deve fare la restante parte. Senza esperienza nel campo non si può apprendere e assorbire l’insegnamento.
Gli strumenti culturali sono differenziati da settore a settore ma bisogna lasciarsi ispirare a partire dalle contaminazioni e dai propri interessi.

Quando ti chiedono di curare una mostra, come intervieni? Quali sono le tue priorità? Quali sono i passaggi fondamentali del tuo lavoro?
Non posso svelare il mio modo di lavorare anche perché sono la prima a rendermi conto che ogni artista, e quindi ogni progetto curatoriale, fa per sé. Ci sono vari elementi che entrano in gioco, se si tratta di un artista vivente o meno, se è una rassegna personale o collettiva, e via dicendo. Per avviare un progetto parto sempre dall’opera e meno spesso dall’artista, perché penso che l’opera parli per conto suo e sia lei che alla fine debba comunicare con il pubblico.

Quando hai maturato un interesse per l’arte? E soprattutto, con
quale corrente artistica vorresti più lavorare?
Da sempre, sono nata nell’arte e grazie ai miei affetti ho avuto la possibilità di apprezzare e discutere di civiltà passate, architetture, decorazione, moda, e viaggiare per il mondo visitando mostre, musei, conoscere ed esplorare la storia dell’arte e stare a contatto con artisti, musicisti, ecc. Non c’è una corrente artistica che prediligo, nel mio percorso artistico vorrei approfondire più correnti, un pò come Calvesi.

Tu lavori anche al Memoriale “NoMAfia” di Corso Vittorio Emanuele,un museo dove è possibile conoscere la storia della Sicilia Mafiosa.Quanto credi sia importante il lavoro che svolge questa realtà? Perchè, eventualmente, credi sia importante farlo nel futuro? Crediche i turisti dedichino la giusta attenzione a questa realtà?

Collaboro come volontaria presso il No Mafia Memorial, insieme al Centro Siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, il primo centro che in Italia, qui a Palermo ha studiato il fenomeno mafioso fin dal 1977. Sono orgogliosa di farne parte anche se a piccole dosi. Grazie al centro studi ho avuto la possibilità di ripercorrere la storia della regione in cui vivo, la Sicilia, e di riflettere su certi aspetti che non avevo mai preso in considerazione che risultano fondamentali per una corretta visione della storia. Il futuro sta nella memoria di ciò che ci lasciamo nel passato. Non dobbiamo dimenticarci la nostra storia e non dobbiamo pensare che ciò che a noi sembra brutto è da dimenticare. Solo la comprensione del passato ci porterà ad agire meglio nel futuro. Non dobbiamo ripetere gli stessi errori.

La Sicilia non è assolutamente solo Mafia. Dovremmo smontare questo pregiudizio con un impegno quotidiano e costante, combattendo la criminalità e promuovendo la cultura.

Come credi si possa fare? E come credi che l’arte possa inserirsi in questo processo?

Ho risposto prima. E comunque il problema sta nell’atteggiamento e nella mentalità di ciascun individuo. L’impegno quotidiano e costante lo dobbiamo mettere in tutto ciò in cui crediamo ma ripeto senza dimenticare da dove e cosa veniamo. La storia va studiata, non si può essere superficiali su tutto. Viviamo nell’era dell’effimero per eccellenza, ha stancato.. almeno io sono stufa di questa assenza di contenuto e sostanza. Sono assetata di consistenza.

La domanda è doverosa. La mostra che ti ha divertito di più?

Emilio Guaschino, 5 maggio 2019 al Palab, Palermo.

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