Un titolo così suggestivo per annunciare l’impresa a cui è chiamato Di Donato dopo l’amara retrocessione del Trapani. Così Fabio Tartamella, su Repubblica, annuncia un mediano che ha dato sempre l’anima per le sue squadre, da calciatore ma anche da allenatore.
Idolo dei tifosi a Palermo, adesso il compito arduo sarà entrare nel cuore di quelli granata così affranti da una retrocessione che non è stata dettata dal campo, ma da quei 70.000 euro non pagati in tempo. Di Donato però è un combattente, non si è mai arreso di fronte alle avversità che la vita gli ha posto davanti, come le diverse tragedie personali che ha sempre lasciato fuori dalla curiosità indiscreta dei cronisti.
Non sarà facile prendere un testimone pesante come quello di Fabrizio Castori, che ha lasciato Trapani facendo il possibile per evitare il peggio. E proprio una telefonata al suo predecessore ha voluto fare Di Donato per esser convinto di questa scelta così importante:
“Vai – gli ha detto l’ex allenatore del Trapani – perché troverai un posto dove si lavora bene e una città che ti farà sentire subito a casa“.
Così l’ex centrocampista del Palermo ha aspettato che arrivasse la chiamata giusta. Poco importava se la società prima avesse virato su altri profili che avevano declinato l’offerta. Di Donato crede nel lavoro, lontano da “beghe societarie“. Lui che è capace di riportare entusiasmo anche dove si è perso da tempo.
Una carriera su cui i tifosi granata possono stare sicuri anche da allenatore: ad Arzignano ha conseguito la promozione dalla D alla C, ad Arezzo ha raggiunto i play-off che la squadra non ha poi disputato. Il suo non è un credo calcistico rigido: “La palla se possibile – ripete ai suoi calciatori – dobbiamo tenerla noi“. Un’indicazione ma non un’ossessione.
“Non è il modulo ad essere importante, ma chi lo interpreta. A me piacciono i giocatori che corrono“. A dimostrazione del fatto che Di Donato osserva più la squadra a disposizione prima di guardare al modulo da impiantare in maniera netta e rigida.
Un Trapani combattivo quindi, a immagine e somiglianza del proprio allenatore.
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