La città di Palermo è nota, oltre che per i suoi gioielli culturali, anche per la non efficienza degli impianti di smaltimento delle acque piovane, per il sistema fognario in condizioni precarie e in generale, per la non efficienza dei vari servizi. Approfondiamo di più le motivazioni che hanno portato ad una situazione a dir poco paradossale:

  1. il sistema di intercettazione delle acque che raggiungono in vari modi la sede stradale non è sufficiente, per numero di caditoie e griglie;
  2. il sistema di intercettazione delle acque che raggiungono in vari modi la sede stradale non è efficiente, per errata dislocazione delle caditoie, delle griglie, per mancanza di manutenzione;
  3. il sistema fognario nel suo insieme, anche qualora fosse in perfetta efficienza, non è in grado di ricevere integralmente e quindi convogliare sino ai punti di scarico previsti l’intera portata di origine meteorica proveniente dalle sedi stradali.

Per quanto riguarda le fognature, queste sono costruite con riferimento ad una pioggia caratterizzata dal cosiddetto “ tempo di ritorno”, cioè la frequenza media con cui l’evento con data intensità si presenta nel lungo periodo. A Palermo, il sistema fognario è stato progettato con tempi di ritorno di 30 anni.

E’ stato recentemente preso in considerazione il progetto della fognatura a servizio della zona compresa tra via Castellana ed il canale Passo di Rigano. Questa prevede la costruzione di tre manufatti per lo scarico delle acque di pioggia nel canale Passo di Rigano. In questo modo, il carico idraulico sulla fognatura del Viale Leonardo da Vinci a valle del canale apparirà visibilmente alleggerito.

C’è chi, invece la pensa diversamente. “In pochi sanno che la nostra città – afferma Giuseppe Castellese -, è nata su tre fiumi e si è sviluppata su un fitto reticolo idrografico, che l’impermeabilizzazione del suolo è aumentata negli ultimi 70 anni del 3000 % e oltre; e che i cambiamenti climatici in atto trasformano le precipitazioni in vere e proprie “bombe d’acqua” che riversano al suolo, in poche decine di minuti, grandi quantità d’acqua (quella di oggi è stata la più potente dal 1794)”. “La combinazione fra questi fattori – continua  il professore Castellese -, crea rischi enormi, cicliche catastrofi e tragedia a Palermo”.

Sarà quindi necessario un chiarimento su tali argomenti, in modo da informare la cittadinanza riguardo le condizioni più o meno precarie della città. Resta però da stabilire chi e se,  poteva prevenire tutto questo disastro che ha messo in ginocchio Palermo.

Anna Follari

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