Carissimo Dario,

mi ricollego alla mia lettera aperta del 21 aprile scorso per confermare la mia stima e la mia fiducia nei tuoi confronti, quale massimo dirigente del Palermo, uomo di Sport (inteso nella sua accezione più nobile, donde la  esse  maiuscola) e intemerato tifoso rosanero. 

Ti scrivo di nuovo perché preoccupato, forse anche più del lecito, dalle ultime notizie che riguardano l’assetto societario.

Non ti nascondo che le dimissioni del vicepresidente mi hanno dato molto fastidio per le motivazioni da quest’ultimo addotte e per i modi e la location di cui lo stesso si è servito per diffonderle pubblicamente: il suo profilo Facebook.  

Riservatezza, zero, stile, sottozero: segnali questi, di un dissidio insanabile che non lascia sperare in una prossima riconciliazione tra i due soci di maggioranza.

Ho già scritto nel mio diario FB che quando c’è in ballo il  “mio” Palermo io non guardo in faccia nessuno;  non ci sono né amici né colleghi né compagni di merenda: per me vale solo una regola, questa: io non tifo nessuno, io TIFO SOLO PALERMO e chiunque si accapigli per far prevalere le proprie ragioni sorvolando ad ali spiegate sul destino del Palermo, dovrà vedersela con me. Con questo vecchietto stanco d’ossa e muscoli ma invincibile se gli sfruculii il cuore, che, senza mai un istante da settant’anni palpita sempre e  solo per il Palermo. 

Ergo, caro presidente, la mia è una preghiera, fervida e fervente: tieniti stretto questo tuo amore per il Palermo, rendilo se puoi ancora più saldo e sicuro perché è sempre e comunque ben speso. Il Palermo, infatti, non è solo una squadra di calcio, il Palermo è una STORIA bellissima, che affonda le sue radici nel secolo scorso, 1 novembre 1900 e mai nessun’altra squadra italiana, fatta eccezione per Juve e Genoa, può vantare natali così nobili e antichi. Diventare il presidente del Palermo richiede ardimento e spalle larghe e robuste; non bastano le buone intenzioni, non bastano neanche i milioni che gonfiano il portafogli, se, a supporto, non c’è un autentico, indomito cuore rosanero. E io, questo ardimento l’ho letto nei tuoi occhi sin dal nostro primo incontro e il tuo cuore l’ho quasi toccato con mano a guardarti soffrire come un ultrà, ogni domenica in trasferta, dietro la porta difesa dal nostro Pelagotti.

Roba d’antica nobiltà rosanero,  roba di lusso, degna del nostro presidente più amato, degna del mai troppo rimpianto Renzo Barbera, il presidentissimo. Del quale tu se anagraficamente sei solo un nipote  “largo”, per passione e attaccamento ai colori, sembri suo figlio. Ed è questo il complimento più bello  – perché meritato – che io voglio farti, nella certezza che saprai prontamente riportare nella sua giusta rotta la barca rosanero di recente sballottata da troppe insulse sterili polemiche.  

Un abbraccio forte e fraterno da parte di chi si sente pronto a ricoprire un ruolo purchessia nel Palermo di oggi: intendo un ruolo di rappresentanza onoraria, “attipo”, tanto per capirci, quello che fu dato a Riva ai trionfali Mondiali di Spagna del 2006 (sto babbiando, sì, ma…) 

Con affetto e stima immutati. 

Benvenuto

3 Commenti

  1. Dunque il sig. Tony di Piazza ha dimostrato zero stile e zero riservatezza secondo benvenuto caminiti . Di piazza avrebbe dovuto quindi continuare ad ” assupparsi” di tutto e di più da parte del duo mirri-sagramola. Caro benvenuto se hai un socio lo devi trattare da tale, devi coinvolgerlo nelle scelte della società, non puoi pensare di fare tutto da solo. Devi avere rispetto per chi ha messo dei soldini e che sarebbe pronto anche a metterne altri. L’ amore da solo non basta per portare la squadra a certi livelli. Il mio augurio è che la situazione possa ricomporsi. Altrimenti è giusto che Di piazza ceda le proprie quote ad un altro investitore, sperando che il prossimo possa avere voce in capitolo nelle scelte strategiche della società.

  2. Caro Giovanni (senza cognome), io scrivo da una vita di calcio e non solo e ho avuto primario sempre un obiettivo: quello di essere chiaro ed eleoquente. Per tutti. Per il colto e l’inclito. Però, con amarezza devo constatare che spesso non ci riesco. Tuttavia esiste una seconda opzione, la più deprimente – e cioè che non mi leggano con la dovuta attenzione. Credo che lei non mi abbia letto con la dovuta attenzione: io, infatti, non sono entrato nel merito della diatriba Mirri-Di Piazza, ma ho solo garbatamente censurato lo stile di quest’ultimo, che avrebbe dovuto – e sottolineo dovuto – manifestare il suo scontento in privato col suo presidente e il CdA e non farlo pubblicamente, via Facebook. E – legga bene – io lo dico forte e chiaro, a scanso di equivoci, che tra Mirri e Di Piazza io scelgo IL PALERMO.

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