Dal campo al supermercato la nuova vita di due siciliani.
Rabbeni e Patania giocano nell’Avezzano in D. Con il campionato fermo sono stati assunti nel negozio del presidente.

Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola.

Non capita tutti i giorni di trovare tra i corridoi del tuo supermercato di fiducia, tra uno scaffale e l’altro, il portiere e il bomber della tua squadra del cuore. Ed è quello che è successo ai tifosi dell’Avezzano (serie D girone F)
Inizia così l’articolo di Fabrizio Bertè che racconta la storia di due calciatori siciliani, bloccati in Abruzzo dalla pandemia e che hanno saputo rimettersi in discussione in un periodo difficile per il calcio dilettantistico.
Alberto Patania e Luciano Rabbeni sono due siciliani, il primo palermitano e l’altro di Caltanissetta.
E proprio Patania vanta un passato con la maglia rosanero, quella della Primavera con cui ha iniziato nel 2011, cresciuto nel vivaio rosanero, dove ha fatto tutta la trafila fino alla ” Primavera”.
La vita del calciatore dilettante non è la stessa di un professionista e spesso gli stipendi servono solo per la sopravvivenza. Ed in questo momento di stop dei campionati diventa ancora più complesso andare avanti soprattutto per chi è fuori dalla propria città.
Racconta Patania: “Un fulmine a ciel sereno soprattutto per chi come noi si trovava lontano chilometri da casa. Giocare in serie D, oggi, vuol dire non avere alcun tipo di tutela e fare i conti con tantissime problematiche. Ma è impensabile definirci dilettanti quando ci alleniamo tutti i giorni. Eravamo rimasti bloccati qui per la quarantena e non potevo e non volevo rientrare per non mettere a rischio la mia famiglia. Anche Luciano Rabbeni, pure lui siciliano, e Gerardo Masini, argentino, erano nella mia stessa situazione. Avevamo bisogno di lavorare per dare una mano a casa e in nostro soccorso è arrivato il presidente dell’Avezzano, l’avvocato Gianni Paris, che ci ha proposto di lavorare a tempo determinato e con un contratto part time in un supermercato gestito da lui. Senza pensarci due volte abbiamo accettato con grande entusiasmo… Un mondo totalmente nuovo. E inizialmente è stato molto pesante soprattutto con i primi carichi. Devo ammettere che mi sentivo parecchio in confusione, ma poi ci siamo abituati e adattati grazie anche all’aiuto dei nostri colleghi. Mi mancherà tutto questo. A volte i tifosi venivano al supermercato anche solo per scambiare due chiacchiere con noi”

Rabbeni: “Siamo passati dal gruppo Whatsapp di squadra al gruppo Despar e il primo giorno ci siamo presentati al supermercato con la tuta dell’Avezzano tra lo stupore di tutti. Siamo stati accolti benissimo e abbiamo trovato una seconda famiglia. Lavoriamo dalle 4 alle 6 ore giornaliere e una volta rientrati a casa ci alleniamo. E soprattutto abbiamo capito cosa vuol dire davvero lavorare duramente…Noi amiamo visceralmente questo sport, ma siamo già da adesso molto preoccupati in vista del prossimo anno. In serie D ci sono quasi 180 squadre e circa 4.000 calciatori, più i vari addetti ai lavori, tecnici e staff, e molte di queste società rischieranno il fallimento. E bisogna pensare ai tanti ragazzi che vivono di pallone e alle loro famiglie“.
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