La vicenda Coronavirus tiene banco nelle vite di tutti ad oggi. Questo virus che sta girando il mondo ci sta letteralmente terrorizzando, al punto da cambiare i nostri stili di vita, di chiudere le nostre attività e di paralizzare (per la salute comune) intere città.

Non c’è un settore che non stia risentendo dell’attuale situazione. Tra questi, non fa eccezione l’industria del calcio. Ogni giorno assistiamo a diatribe tra Lega A e B, LND e politica sullo svolgimento necessario o meno dei campionati. Una vicenda che ovviamente ai più, appare superflua ma non lo è così tanto.

Se da un lato la LND ha già emanato la sospensione di tutte la attività fino al 3 di aprile, i professionisti non hanno compiuto ancora questo passo. Motivi economici certo, ma siamo sicuri che siano così irrilevanti?

Bloccare i campionati, fino al punto di sospenderli e annullarli (ipotesi difficile ma da paventare) significherebbe frenare un’economia che mette nelle tasche dello stato (sottoforma di tasse) centinaia di milioni di euro. Altrettanti li mette nei conti corrente degli italiani (gli impiegati delle società e delle strutture).

Ma un danno probabilmente irreparabile penderebbe sulla testa delle società. Non ovviamente i colossi della Serie A o molte squadre della B, ma dalla C in giù sarebbe una strage. Parliamo di aziende a tutti gli effetti che calcolano al centesimo il loro bilancio e non possono permettersi uno stop adesso. Le conseguenze economiche sarebbero decisamente ingenti. Pensiamo agli incassi dai botteghini, alle vendite nei giorni ufficiali di gara, ai negozi ufficiali, agli sponsor e soprattutto ai diritti televisivi. Si aprirebbe una diatriba non comune con le televisioni che hanno pagato per detenere l’esclusività della trasmissione delle gare.

Superficialmente potremmo pensare che non è niente in confronto alla salute e di certo tutti appoggiamo questa teoria. Ma il fallimento di una società sportiva, specialmente in centri più o meno piccoli (come quelli della C e della D) avrebbe un impatto anch’esso molto forte sull’economia del territorio. Per la percentuale di rischio mortalità legata al Coronavirus vale la pena?

Una domanda alla quale noi non esperti, difficilmente, possiamo dare risposta senza cadere in giudizi superficiali e incompleti. Fortunatamente in una società articolata come la nostra ci sono organi competenti che dovrebbero, mediante precise analisi, prendere decisioni.

Sfortunatamente però, calcio e politica oggi appaiono confusi. Con Decreti emessi che la mattina seguente vengono rinnegati e capovolti dagli stessi membri di governo che li hanno emanati. Con dirigenti delle Leghe perplessi dinanzi a scelte tribolate, trovandosi tra incudine e martello (politica e società calcistiche).

Di una cosa noi siamo certi. Prendendo spunto dalle parole oggi di Marcello Lippi: “Se le squadre comunque si radunano per allenarsi tanto vale che giochino anche le partite”. Non avrebbe infatti alcun senso evitare le partite ufficiali e permettere lo stesso ai giocatori di allenarsi, di conseguenza di entrare in contatto tra di loro e con lo staff.

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