Undici metri di felicità. Perché al di là degli aspetti tecnico-tattici della gara, Palermo-Roccella la si sarebbe potuta comodamente incorniciare tra i due episodi clou di giornata: entrambi dal dischetto, ma dall’esito opposto. Se Floriano ha freddato il portiere ospite per poi festeggiare con la sua solita esultanza (con le mani agli occhi a mo’ di occhialini), Khoris ha invece graziato Pelagotti e compagni calciando alle stelle la più nitida occasione per uno storico 1-1. Un pareggio che avrebbe significato l’ennesima battuta d’arresto per i rosanero, una mini-crisi di prestazioni/risultati non positivi, qualche riflessione in più sulla posizione del mister.

Ma dare ragione di uno striminzito 1-0 contro la quartultima forza del girone, nonché suo peggior attacco, non fa estremamente piacere. Per di più se questo risultato è maturato solamente grazie ad un calcio di rigore, la cui dinamica dell’intervento ha fatto letteralmente infuriare tutta Torre Annunziata. Il presidente Mazzamauro non ha usato mezze misure, parlando di episodio “scandaloso“, ma le immagini di Eleven Sports, decisamente incomplete, non hanno fornito grandi chiarimenti sul possibile “tuffo” di Floriano, tanto per citare ancora le dichiarazioni del Patron campano.

Restano tuttora forti dubbi, come sulla prestazione della squadra. Convincente i primi 10 minuti, poi pian piano sempre più timida, meno aggressiva e pericolosa. Con il passare dei minuti, l’avversario ha potuto rintanarsi e costruire la sua roccaforte, mentre il Palermo si ostinava a sbattervi senza straordinaria lucidità.

Ancora una volta, come sedici giorni fa contro il Marsala, è stato legittimo chiedersi “come sarebbe andata a finire se”. Ovvero, se il portiere marsalese non avesse deciso di omaggiare Langella del più agevole dei tap-in, se Domenica pomeriggio l’arbitro non avesse punito con la massima punizione il presunto tocco sull’italo-tedesco. Per fortuna, nel calcio contano i fatti e tali ragionamenti non avranno reali ripercussioni sul riconquistato +5 dalla seconda.

Rispetto alle recenti uscite, a dire il vero, il Palermo ha fatto qualcosa in più in termini di palle-gol, seppur miste ad alcune amnesie di troppo; la manovra è apparsa inizialmente più repentina, propria di una squadra che sembrava volersi assumere dei rischi, conscia delle sue potenzialità e/o incurante dei suoi limiti, specie nella precisione al passaggio quando certe verticalizzazioni hanno portato a perdere sanguinosamente dei palloni che azionavano le ripartenze roccellesi. Tuttavia, la freschezza fattasi registrare nei primi trenta minuti di gara è tesa lentamente a venire meno, quasi a mortificare un incontro fattosi sempre più difficile da sbloccare se non, per l’appunto, in virtù di un episodio.

La squadra, a dispetto dei discorsi avviati su di una sua preparazione atletica deficitaria in Agosto, non appare carente sul piano della corsa, o più in generale sotto l’aspetto fisico. Semmai, taluni elementi non fanno in primis dell’accelerazione o della rapidità la loro arma migliore: dal centrocampo in su se ne contano diversi, da Martin a Martinelli passando al duo Sforzini/Ricciardo, in una situazione che si fa più critica se Kraja si trasforma nel suo peggior ectoplasma.

Tuttavia, semplificare l’annosa questione di una trama di gioco tanto farraginosa alle caratteristiche dei singoli, non appare astuto. E Pergolizzi aveva difatti individuato la zona rossa del problema: vale a dire la trequarti, sulla quale questa serie di editoriali ha frequentemente dibattuto. D’altronde se nessuno agisce da centrocampista offensivo e soltanto sporadicamente le mezzali minacciano l’area di rigore avversaria, si rivela necessaria la presenza di un 10, di un fantasista che inventi dal centro, o che raccolga le verticalizzazioni di un play come Martin per servire la punta o un esterno d’attacco. Ambro, nonostante alcuni spunti di pregevole fattura, non sembra avere ancora la personalità occorrente per un compito di tale levatura. Ed il mercato, ben difficilmente dopo gli innesti di Silipo e Floriano, puntellerà ancora il reparto d’attacco.

Pertanto, il Palermo si presta spesso ad una circolazione del pallone prevedibile e comprensibilmente snervante agli occhi del suo pubblico. Rigore o no, l’azione che ha consentito ai rosa di portarsi in vantaggio è stata tutta frutto di un “marziano” per la categoria, ma che esula immediatamente dal discorso di natura tattica portato avanti. Indubbiamente il gioco latita ancora, ma contro il Roccella ben pochi hanno messo in dubbio lo spirito di volontà della squadra, ben più presente in campo sotto il profilo mentale a fronte delle svagatezze di Pratola Serra.

La squadra, adesso, non potrà certo sdraiarsi sul canapè in attesa del ritorno della sua inseguitrice più agguerrita (anche sotto l’aspetto mediatico). Inanellare una serie di risultati positivi, che non si rivede dalla ben nota striscia di 10 vittorie consecutive, potrebbe definitivamente allontanare gli spettri e lanciare il Palermo verso la promozione.

1 commento

  1. Condivido in pieno quanto scritto dall’autore dell’articolo. Domenica scorsa abbiamo vinto grazie a due regali: uno dell’arbitro e uno di Khoris. Per il resto, abbiamo visto la stessa terribile difficoltà a creare palle gol, a causa proprio di un centrocampo poco fantasioso e di palese involuzione sul piano della personalità e dunque della qualità: Kraja inesistente, Martinelli approssimativo e lo stesso leader Martin molto impreciso negli appoggi e nei lanci. La buona volontà, che ad onor del vero non è mai quasi mai mancata, purtroppo non può considerarsi ingrediente sufficiente a fare di una squadra la più forte..e dunque la prima candidata alla vittoria finale…

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