Il Palermo di ieri pomeriggio ha dovuto fare fronte ad alcune assenze di peso per via dell’infortunio occorso a Doda e della squalifica per tre giornate comminata a Vaccaro. Si era parlato tanto in settimana dello scacchiere con cui la capolista avrebbe affrontato il Roccella. Come da previsione, Pergolizzi ha schierato un 3-4-3 razionale e non spregiudicato, che ha inevitabilmente condizionato le diverse prestazioni del suo undici. Curioso allora osservare come i singoli, nel comunicare con il proprio reparto e con il resto della squadra, hanno oggi assorbito le variazioni tattiche.

Il terzetto difensivo Peretti-Lancini-Crivello non ha corso seri rischi, ma è apparso vulnerabile dinanzi alle rare sortite offensive degli ospiti, una delle quali, corrispondente ad una triangolazione pregevole ma leggibile, ha fruttato il calcio di rigore roccellese su una distrazione generale della retroguardia. Peretti tentava timidamente di avanzare dal vertice basso per alimentare la manovra offensiva delle batterie di esterni Martinelli-Floriano e, più raramente, Langella-Felici: l’esperimento, a dire il vero, è sembrato durare appena 10 minuti, poiché non sembra tra le caratteristiche del difensore dell’Hellas la sovrapposizione sulle fasce, né tantomeno la gestione della sfera per lasciare ripartire “dal basso” l’azione.

Il centrocampo non ha fornito giocoforza punti di riferimento, eccezion fatta per la posizione di Martin, indiscutibilmente centrale, tendenzialmente la mediana. Martinelli e Langella hanno agito da stantuffi a tutta fascia, seppure l’italo-svizzero appaia prediligere maggiormente lo stazionamento nelle zone più centrali del campo. Invece, la mezzala classe 2000, rivitalizzata dalle due ultime prestazioni positive contro Marsala e San Tommaso, ha dato l’impressione di aver colto i dettami del mister: dar manforte alla spinta veemente di Felici sulla destra, per talora accentrarsi e creare pericoli agendo quasi da rifinitore nei pressi dell’area avversaria. Dispiace rimarcare infine la deludente partita di Kraja, da un periodo a questa parte impalpabile, per non dire disorientato e fuori dagli schemi.

Passando all’attacco, Floriano e Felici hanno agito da ali e seminato il panico per tutti e 90 i minuti: specialmente è apparso in forma smagliante l’italo-tedesco, così tanto da bruciare costantemente in velocità chiunque osasse contrastarlo. Tuttavia, la quasi immobilità dei centravanti, prima Ricciardo poi Sforzini, ha costretto la squadra a rallentare la costruzione del gioco, talora limitandosi a sterili spioventi in avanti nella speranza di sfruttare i centimetri dei suoi attaccanti-boa, nonché, specialmente in Sforzini, la capacità di fare da sponda per le ali, prendere falli, o più semplicemente fare salire la squadra.

Per rendere più incisivo l’assalto dei rosa, sembrerebbe opportuno fare convergere verso il centro il duo Floriano-Felici, a volte tanto distanti dal centravanti da non potere con lui comunicare, oppure servirsi degli inserimenti di una o più mezzali (Kraja e Martinelli insieme, per esempio) con maggiore efficacia, in modo da non ritrovarsi con appena 1-2 elementi in area di rigore avversaria. Il lavoro di Langella, alla luce dei fatti evidenziati, assume così ancora più valore, poiché da esterno l’ex-Bari ha dimostrato di saper svolgere più mansioni.

Pergolizzi si è infine pronunciato sul “forzato” cambio di modulo in conferenza stampa, parlando della difesa a tre come di una valida alternativa, evidentemente al più consueto 4-3-3. Alternative su cui il Palermo sembra non potere ancora contare con costanza, ma che potrebbero cambiare il volto di una partita nei suoi momenti più critici. Talora, le difficoltà date da contingenze poco fortunate possono aiutare a trovare nuove soluzioni, da adottare anche nel prosieguo di una stagione, lunga e di per sé imprevedibile.

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