Ieri sera guardavo per l’ennesima volta quello straordinario capolavoro di Paolo Sorrentino “La grande bellezza”. Durante una scena del film l’enorme Toni Servillo (alias Jep Gambardella) dice “Il riso scaldato è sempre più buono di quello che hai appena cucinato”. Cioè ha un altro sapore.
Ho pensato a questa frase questa mattina rileggendo e rivedendo mentalmente l’intervista realizzata ieri con il presidente Mirri.
Il giorno dopo, a mente fredda e senza l’assillo dell’emissione in tv o della pubblicazione sul giornale online, rileggo con calma le dichiarazioni e posso concentrarmi sul significato di alcune frasi così come su alcuni dettagli che magari in diretta mi erano sfuggiti. Insomma anche per me quell’intervista il giorno dopo ha un altro sapore.
Ripenso all’espressione del presidente prima dell’intervista e nella parte iniziale quando traspare tutta la sua reale preoccupazione che non è la promozione o la bontà dell’organico ma la pressione. Un tema ribadito e sottolineato a tutte le domande che gli ho posto. La pressione, il vero nemico del Palermo…
“E’ evidente che c’è una pressione fortissima.. questa pressione però non aiuta a raggiungere l’unico obiettivo, che è quello di vincere. Ci saranno degli errori tecnici o dell’allenatore, di chiunque, ma subire 11 gol in casa è sicuramente qualcosa di non casuale. Evidentemente si torna al discorso della pressione che la città per eccesso di amore determina sui giocatori. Vittoria, pareggio o sconfitta c’è comunque una pressione fortissima, dovuta probabilmente alla paura…”

La paura cioè che possa ripetersi quanto successo gli anni precedenti cioè la mancata promozione. Ed è ovvio che l’attuale società si porta dietro tutte le ansie e le preoccupazioni della tifoseria per un passato da dimenticare. Una paura che genera questo tipo di pressione. Quasi un atto d’amore , un eccesso di affetto, dice Mirri, che è comprensibile e bello ma che a volte bisognerebbe razionalizzare. Essere cioè più razionali e pensare che l’unica cosa che conta quest’anno è vincere.
Vincere, vincere, solo vincere è un altro tema moto battuto durante l’intervista:
“in Serie D noi dobbiamo vincere, io non mi aspetto Mourinho in panchina. Dobbiamo vincere, ‘’a comuegghiè’’, non ci sono alternative… Che ci frega dell’allenatore, che ci frega del rigore sbagliato, l’importante è vincere le partite e ingoiarci tutto quanto… Turarsi il naso e andare avanti per cercare di vincere. Non ci sono altre alternative vincere tutti insieme, tutti uniti, È questa la sfida. Da soli ci riusciamo, con i tifosi ci riusciamo una domenica prima”.

Insomma vincere al di là di estetismi e bel gioco che il presidente stesso è consapevole non aver visto in tutte la gare
“Io mi rendo conto che non è uno spettacolo sublime anche se, vedendola da tifoso, le partite a volte mi sembrano simili a quelle della Serie B. I terzini fanno i cross più o meno come li faceva l’anno scorso Aleesami”.

Analisi lucidissima sulla bontà dei traversoni che arrivano agli attaccanti: onestamente qualche alesaamata ultimamente si è vista, ma Mirri non ha dubbi sulla bontà dell’organico rosanero
“Abbiamo 4 attaccanti che hanno fatto 60 gol. Dal punto di vista della qualità non ho dubbi che siamo i più forti, ma nessuno deve avere questo dubbio, neanche i giocatori. … il Savoia, certo, sta facendo un campionato straordinario… ma io resto convinto che noi siamo i più forti, che i nostri giocatori sono i più forti. Il pubblico deve essere convinto che noi siamo più forti degli avversari perché se abbiamo paura, come un bimbo che cade e il genitore ha paura, il bimbo continuerà a cadere. Ecco, in questo senso dico: andiamoci, andiamoCi, andiamo in Serie C”.

Slogan quasi da curva, da tifoso com’è il presidente Mirri che lo ribadisce ripensando a quel concetto di appartenenza che è stato uno dei temi della nuova società
“Appartenenza significa tifare per la squadra nella buona e nella cattiva sorte. Chi viene allo stadio deve fare una scelta: non abbandonare mai la squadra.
Noi abbiamo bisogno dei tifosi che vengono allo stadio sapendo che dobbiamo solo vincere, e che quest’anno, come canta spesso la curva, è un anno in cui dobbiamo andare via da questa m… di categoria. Dobbiamo tornare a quella bolgia, saremo 5000, saremo 10000, ma dobbiamo essere soltanto quelli che tifano per il Palermo, quelli che sono venuti allo stadio non per contestare Ricciardo, non per contestare Mirri o contestare Pergolizzi, ma tifare solo per il Palermo. . I nostri giocatori non sono Cristiano Ronaldo o Messi abituati a qualsiasi pressione. I nostri sono ragazzi per bene che soffrono quanto soffrono i tifosi e se non li aiutiamo e li buttiamo giù, credo facciano fatica a sopportare questa pressione. Questa è la preoccupazione e la paura più grande che ho
”.

Non leggo i social ma me li raccontano e sento di critiche asprissime su società, risorse economiche o mancanza di fondi e mi chiedo: ma dopo anni in cui a Zamparini è stato consentito silenziosamente di tutto, mesi in cui abbiamo assistito più a teatrini e sceneggiate napoletane che a soldi immessi in società, perché adesso tutta questa impazienza ? E’ vero, come dice il web, che Mirri e Di Piazza non hanno un euro da mettere nel Palermo? La risposta:
“ho sempre usato un profilo normale, e forse a Palermo non ci siamo abituati, aspettiamo gente con le autoblindate o le guardie del corpo o a fare show. Io show non ne so fare, non ne voglio fare… abbiamo messo nel Palermo direttamente 6 milioni e 800 di capitale sociale… Quale società della Serie D ha un capitale sociale di questa portata?”

E Pergolizzi? Poteva mancare una domandina sull’allenatore più contestato dai palermitani? Il presidente è chiaro: Pergolizzi non si tocca ma deve vincere e se non vince va a casa, come tutti. Se si iniziano a perdere le partite va a casa, come tutti, primo il presidente stesso “perché il Palermo non può non andare in serie C, tutto il progetto passa dalla promozione”.

Insomma o vincere o morire… ecco perché in questo campionato per il presidente rosanero conta solo vincere. Per non morire. Concetto che quest’anno anche la città dovrebbe far suo. Belli, brutti, sporchi e cattivi ma vincere e fuggire via da questa … categoria.
Carlo Cangemi

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