E in fondo signori, ci troviamo di fronte ad un dibattito che potrebbe animare salotti e dare vita a “Caffè calcistici” che non avete idea. Credetemi. Chi ha mai visto una bella prestazione di questo Palermo? Forse, soltanto al Barbera, in 4-5 partite e contro formazioni alle quali tremavano le gambe al sol pensiero di dover giocare contro i rosanero, poi il vuoto. Solo cinismo e concretezza e a ben vedere la classifica, questi ingredienti sono stati più che sufficienti.

Mi rivolgo ai criticoni da tastiera: ormai sempre più diffusi sui social. È meglio la prestazione o il risultato? Ma è mai esistito un trofeo per il bel gioco? Io non credo. La verità è una: se si vince, il tifoso è contento, il resto non conta. Quindi perché criticare la prestazione se poi il risultato, che è la cosa più importante, da ragione al Palermo?

C’è di più: chi lo dice che giocare in modo sporco, in fondo, non sia un “arte” ? Credo sia più complicato giocare male e trovare comunque la vittoria che esporre un gioco sensazionale e vincere “agevolmente”.

Il calcio un tempo era diverso: era ripartenza, capacità difensiva, solidità e “arte” del saper soffrire e infine colpire l’avversario nel momento giusto. Poi Guardiola ha cambiato il calcio e ha introdotto una nuova tendenza: il gioco, la qualità, il “tiki taka”. E questa, è diventata un modello, un’istituzione. Il gioco veloce è la ricerca accurata di tutte le squadre del calcio moderno.

Ogni artista è “figlio” del suo tempo, tranne qualcuno, almeno così ci ha insegnato la letteratura. E se il Palermo fosse tradizionalista? Se fosse questo il calcio che serve in una categoria così “ignorante” come la serie D? Criticoni, vivete sereni. Godetevi il primo posto e fate i complimenti alla società tutta, nessuno escluso. Siate buoni, ora che arriva il Santo Natale…

 

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