Il Palermo è crollato sulle sue stesse gambe schiacciato dal peso e dalla forza degli avversari che sono riusciti a sovrastarlo: così come da millenni, secondo il mito, il titano Atlante è piegato dalla pesantezza della Terra che è costretto a portare sulle proprie spalle.

Fin dall’inizio del campionato tutti sono stati pronti ad accreditare il Palermo come la più forte della categoria: da inizio stagione gli uomini di Pergolizzi portano sulle spalle il peso delle aspettative di un’intera città.

Le altre squadre, al contrario, hanno potuto nascondersi e hanno potuto giocare le proprie carte senza alcuna necessità di vincere a tutti i costi, senza dover portare su di sé un “pianeta”: Savoia e Acireale, benché fossero accreditate tra le principali avversarie del Palermo, non hanno mai avuto l’obbligo di vincere. Questa leggerezza le ha portate ad affrontare i momenti di calo e i momenti positivi con equilibrio, senza alcuna aspettativa e senza la necessità di dover programmare a tutti i costi per un’eventuale promozione.

La forza di chi, come il titano Atlante, porta con sé un pianeta intero può finire per essere sia la tua arma più forte, sia la tua condanna: poiché se da un lato la propria forza intimorisce gli avversari e li rende maggiormente battibili, dall’altra l’arroganza di chi crede di essere il più forte, a prescindere che lo sia o meno, può portare nel momento in cui non riesci a piegare anche soltanto un avversario al crollo di tutte le certezze che si erano accumulate fino a qualche tempo prima.

La storia di Atlante, nel suo incontro con la dea Dike narrato dall’artista Caparezza, lo spiega benissimo: la dea rimproverò il titano di usare la forza e la ricchezza per le sue conquiste, ma in questo modo non era né più forte né più ricco, era solo più triste.

Il Palermo è riuscito con la sua forza e col suo impeto ad accumulare dieci vittorie consecutive, ed è riuscito a farsi battere soltanto due volte negli ultimi quattro mesi: questa è una palese dimostrazione di forza, che però diventa del tutto vana se non si conosce il limite dei propri mezzi e si non si è consapevoli di ciò che si è, e di ciò che non si è, ovvero imbattibili.

Il Palermo non è mai stato imbattibile. La squadra porta con sé dei problemi tipici di tutte le compagini che ambiscono a vincere il campionato di appartenenza (la pressione, la spregiudicatezza degli avversari), problemi che sono ancor più evidenziati dalle pressioni di una proprietà che non può permettersi di sostare in Serie D per un altro anno.

Troppo spesso quest’anno si è sentito dire che sappiamo di essere i più forti: non c’è nulla di più sbagliato. I più forti sono coloro che lo dimostrano non nell’esercizio della tracotanza, bensì nell’esercizio dell’equilibrio: i più forti sono coloro che nei momenti negativi riescono ad afferrare la sorte e schiaffeggiarle la faccia.

L’antico motto socratico, so di non sapere, a questo punto dovrebbe riecheggiare nello spogliatoio rosanero più forte che mai: dobbiamo essere consci di non essere i più forti, così come dobbiamo essere consapevoli dei nostri limiti e della nostra forza. Soltanto la consapevolezza di noi stessi, senza alcuna arroganza o presunzione, può portare la nostra squadra lontano da questa categoria.

 

 

 

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