Il calcio, si sa, è fatto di episodi. La bravura di una squadra sta nel volgere gli episodi che avvengono nel corso di una partita a proprio favore, in modo da indirizzare la partita e mantenere un risultato a proprio favore.

Gli episodi nel corso di un match possono essere di molteplici tipi, e possono capire al giocatore più adatto così come a quello meno adatto: capita, così, di ricordare un pallone scodellato in area contro il West Ham nel 2006 e che Caracciolo ha buttato dentro con cinismo e freddezza. Così come, però, si ricordano ben altri episodi che non sono stati del tutto favorevoli al Palermo.

La squadra rosanero nel corso della sua storia ha affrontato più volte dei match che si sono rivelati dei veri e propri crocevia sia per la stagione in corso, sia per la storia del club: è ancora vivo, per esempio, nella memoria dei tifosi l’errore di Stefano Sorrentino contro il Bologna che nel girone di ritorno del campionato di Serie A 2012/13 condannò di fatto il Palermo alla serie cadetta dopo quasi dieci anni di massima categoria.

Da quel momento, più di quanto già stesse avvenendo, Zamparini ha iniziato a chiudere i rubinetti delle casse societarie avviando una sorta di spending review che consentisse alla società di Viale del Fante un’autonomia finanziaria basata principalmente sulle plusvalenze e sulla scoperta di nuovo improbabili talenti.

Ancor prima, però, il Palermo conobbe un altro crocevia fondamentale della propria storia, che avvenne nell’anno dei record della squadra palermitana, ma malgrado tutti i record battuti non si riuscì a centrare l’obiettivo che avrebbe mandato in estasi un’intera città: Palermo-Sampdoria del 9 maggio 2010, una gara giocata sul filo del rasoio e che aveva visto persino i rosanero andare sotto con un rigore realizzato dall’eterno rivale sportivo Giampaolo Pazzini.

Alla rete del “Pazzo” rispose uno stoico Miccoli su calcio di rigore, malgrado il crociato rotto qualche minuto prima. Poco dopo, però, sulla testa di uno dei giocatori che da anni ruotava attorno alle dinamiche palermitane e che ben conosceva la Serie A, Igor Budan, capitò un pallone che voleva soltanto essere spinto in rete, e che avrebbe sancito con ogni probabilità la qualificazione in Champions League del Palermo per quell’annata.

Vien da sé pensare che con i “se” e con i “ma” non si fa la storia. Ma se questo è vero, è altrettanto corretto pensare che per evitare alcuni inconvenienti che possono avvenire nel corso della storia di un club, sia necessario cercare di volgere ogni episodio a proprio favore, in modo da non avere rimpianti e non avere alcun tipo di “se” per la testa.

In tal senso, un piccolo “chissà” nella testa di ogni tifoso è stato instillato da quando il centravanti d’esperienza Ferdinando Sforzini si è letteralmente divorato un gol quasi a tempo scaduto contro il San Tommaso con la specialità della casa, ovvero il colpo di testa. I dubbi sono aumentati ancor di più il giorno dopo, vedendo il Savoia pareggiare contro il Castrovillari, e vedendo sfumare di fatto la possibilità di avviare nuovamente una “mini-fuga” dalla seconda in classifica.

Così i tifosi avranno questo piccolo pensiero in testa fino alla fine della stagione, nella speranza che un episodio che non ha girato a favore della nostra squadra resti semplicemente un episodio incompiuto e non diventi un rimpianto.

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