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Palermo e lo spauracchio del sintetico: bilancio in rosso prima di Avellino

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Palermo e lo spauracchio del sintetico: bilancio in rosso prima di Avellino

Avellino–Palermo non sarà una partita come le altre, almeno dal punto di vista ambientale. Il Partenio-Lombardi, con il suo manto in erba sintetica, ripropone infatti uno dei temi più spinosi delle ultime stagioni rosanero: il rendimento sui campi artificiali, spesso più stretti e “speciali” rispetto al prato del Barbera e ai campi in erba naturale di Torretta, dove la squadra si allena ogni giorno.

Numeri alla mano, il sintetico è ancora uno spauracchio: il Palermo ha raccolto meno di quanto ci si aspetterebbe da una squadra d’alta classifica e, soprattutto, ha lasciato per strada punti pesanti proprio in trasferta su questi terreni.

Il bilancio fuori casa: 7 punti su 18

Da quando il Palermo è tornato in Serie B, le gare giocate in trasferta su campi sintetici sono state finora sei. Il bilancio complessivo dice:

StagioneAvversarioDataRisultatoCompetizione
2022-23Nessuna gara su sintetico
2023-24Lecco – Palermo10/03/20240–1Serie B
2024-25Carrarese – Palermo07/12/20241–0Serie B
2024-25Juve Stabia – Palermo14/09/20241–3Serie B
2024-25Juve Stabia – Palermo17/05/20251–0Playoff
2025-26Juve Stabia – Palermo08/11/20251–0Serie B
2025-26Virtus Entella – Palermo22/11/20251–1Serie B
2025-26Avellino – Palermo20/12/2025Serie B (da giocare)

Fin qui il conto è chiaro: più sconfitte che vittorie, nessun dominio e la sensazione costante di un Palermo meno a suo agio rispetto alle prestazioni offerte sui campi tradizionali.

Campi stretti, rimbalzi diversi e abitudini da cambiare

Non si tratta solo di statistica. Chi segue il Palermo ha imparato a riconoscere un copione ricorrente: sui campi sintetici – spesso più stretti, con rimbalzi diversi e ritmi più “sporchi” – la squadra fatica a imporre il proprio gioco.

  • Il palleggio è meno fluido.
  • Le seconde palle diventano una lotteria.
  • Le letture difensive si complicano perché la palla viaggia più veloce.

In più c’è un dato strutturale: a Torretta il Palermo si allena su erba naturale, così come gioca su erba naturale al Barbera. Il salto, quando si va al Menti, a Chiavari o ora ad Avellino, è netto. E spesso si vede.

Non è un caso che alcuni dei passaggi più dolorosi delle ultime stagioni – come il ko nei playoff a Castellammare o quello di Carrara – siano arrivati proprio su questi terreni.

Avellino come test mentale (più che tecnico)

Dentro questo contesto si inserisce Avellino–Palermo. Non solo una partita importante per la classifica, ma anche un test mentale: capire se il Palermo ha imparato qualcosa dalle cadute precedenti sul sintetico.

Arrivarci dopo un periodo positivo in campionato, con la squadra in crescita e l’entusiasmo ritrovato, è un vantaggio. Ma il dato resta lì, a ricordare che sui campi in sintetico il Palermo ha raccolto meno di quanto avrebbe potuto, con battaglie più complesse del previsto.

Ad Avellino non si gioca solo per tre punti: si gioca anche per provare a scacciare, una volta per tutte, lo spauracchio del sintetico. Se i rosanero riusciranno a portare a casa una prestazione matura – al di là del risultato – potranno trasformare un punto debole ricorrente in un segnale di crescita. E in una tappa importante del loro percorso verso l’alto.

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