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Cellino: “Brescia vittima di un’ingiustizia. No alla B a 22 squadre”

Brescia Cellino

 

Cellino: “Brescia vittima di un’ingiustizia. No alla B a 22 squadre”

Ha rilasciato alcune dichiarazioni in un’intervista alla Gazzetta dello Sport il patron del Brescia Massimo Cellino, attualmente nell’occhio del ciclone dopo il recente caso dei crediti d’imposta mancanti che ha sconvolto la Serie B e che ha ritardato i playout in attesa di capire se le Rondinelle verranno penalizzate o meno. Ecco le sue parole.

Le parole di Cellino

Su ciò che è successo: “Mi hanno ammazzato, morirò infangato. Sono stato truffato, io come la Covisoc e l’Agenzia delle Entrate. Siamo tutti vittime e mi dispiace in modo devastante. Avrei preferito morire sotto una macchina che vivere una cosa del genere”.

Sulle possibilità di avere ragione“Temo che la sentenza sia già scritta. Se la FIGC fissa i playout solo dopo le sentenze dei giudici federali, senza poter ricorrere ad un tribunale, vuol dire che le cose sono già chiare. Sento di non dimostrare la possibilità di avere ragione. Abbiamo tutto per provarlo, come la comunicazione con la Covisoc che approva l’operazione dopo averci chiesto la quietanza con l’Agenzia delle Entrate, se l’udienza fosse davanti al Tar avrei dormito tutte le notti. Questa è un’ingiustizia sportiva, una truffa. Il Brescia è una vittima e sta subendo un processo ingiusto. Con questa vicenda, il calcio perde la credibilità che aveva”.

Sui tifosi e su un possibile interessamento della SampdoriaBrescia è una città distrutta. Eravamo riusciti a salvarci dopo un anno devastante, soffrendo tantissimo. Pensate a chi ha festeggiato e poi scopre questo. Tutto è stato fatto per dare la possibilità di salvezza alla Sampdoria, si dice. Pare che comunque sia già stata fallita. Io non ho prove, ma mi viene da crederci perché non vedo altre informazioni”.

Sulla possibilità di una B a 22 squadreGiusto che il campionato rimanga a 20 squadre, con il Brescia. Se mi dicessero di non fare il processo e portare la B a 22 squadre direi di no, non sarebbe giusto, non faccio i comodi miei sui principi in cui credo”.

Sul suo futuroA quasi 70 vorrei fare un passo indietro, questo mondo è cambiato e non mi piace più. Avevo persone interessate all’acquisto del Brescia e l’avevo praticamente venduto, a due spicci, ma l’avevo venduto, perché il mio percorso qui si era concluso. Adesso questa roba qui ci ha bloccato anche la cessione. Io non ce la faccio più”.

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